sabato 28 settembre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Chinque sia genitore di un figlio preadolescente sa benissimo che tutto il suo sforzo educativo si riassume nella lotta tra i beni di comfort e i beni di stimolo. La vita è fatta di beni “apparenti”, come appunto quelli di comfort, che forniscono gratificazioni immediate a breve, ma dipendenza e infelicità nel medio lungo termine e beni di stimolo, difficili da conquistare, che richiedono sforzi e allenamento a breve e però forniscono serenità e soddisfazione di vita nel lungo. Le scorciatoie portano spesso nei precipizi, e le vie più lunghe e faticose ai tesori dell’esistenza. La vita è tutta qui ma la complicazione ulteriore dei tempi moderni sta nell’aggressività del mercato, che è moralmente cieco e spinge per i beni di comfort perché la dipendenza che essi creano pare garanzia di domanda stabile e duratura nel tempo.Basta cercare di collegarsi con il proprio smartphone con il sito della squadra del cuore e venire bombardati di offerte pornografiche e di gioco d’azzardo per capire di cosa parliamo. È come se uno andasse dal giornalaio chiedendo di acquistare Topolino e il giornalaio, facendoci l’occhiolino, mettesse assieme a Topolino un pacco di riviste pornografiche e un mucchio di gratta e vinci. Il cliente dice cortesemente no grazie non mi interessa, ma il giornalaio insiste stavolta con più decisione. “Prenda, prenda...”.  Il cliente lascia l’offerta sul banco e il giornalaio la rimette di nascosto nel pacchetto.L’eredità del buon senso e della saggezza delle generazioni passate, confermata dall’enorme mole degli studi recenti sulle determinanti della felicità, non fa che dirci che la felicità non ha niente a che fare con la “fortuna al gioco”. È una passeggiata in salita che diventa sempre meno difficile e più entusiasmante man mano che il nostro allenamento aumenta e che scopriamo lungo il percorso tanti altri che condividono il nostro cammino e ci alleiamo e facciamo rete con loro. La felicità è partecipazione alle gioie e ai dolori dei nostri simili, costruzione lenta e faticosa di legami. La felicità è vincere la sfida dell’amore che per essere massimizzato ti chiede impegno ed esclusività, fatica, investimento e costruzione. È diventare contemplativi e capaci di cercare, trovare e gustare tutte le tracce d’infinito disseminate nella nostra vita (nella natura e nei nostri simili). Sta nella sfida per migliorare e superare ogni giorno i propri limiti nella conoscenza, nell’abilità di uno sport o di una professione. È curiosità da coltivare, stimoli da cogliere. La felicità è scoprire che la nostra connessione e sintonia con l’infinito aumenta quando entriamo in relazione con i nostri simili e ci facciamo carico di gioie e problemi.Sono tutti questi i motivi che hanno spinto a mettere in moto l’idea del movimento no slot, sostenuto anche da “Avvenire”, che sta organizzando in molte città d’Italia grazie alla spinta propulsiva di tanti giovani iniziative di “voto col portafoglio” basate su gesti molto semplici. Centinaia e centinaia di persone decidono di darsi appuntamento per fare colazione in un bar che ha deciso di non mettere le slot machines, premiando con i loro consumi quella scelta. Non ce l’abbiamo con i nostri zii e genitori che ci portavano il sabato al bar a compilare la schedina sul frigo dei gelati nella speranza di un 12 o di un 13 al Totocalcio, o con chi gioca a Natale a Mercante in fiera. Ce l’abbiamo con lo squallore che la diffusione delle macchinette nei locali delle nostre città sta provocando e con la ludopatia, la dipendenza da gioco, il gioco d’azzardo compulsivo che affligge oggi nel nostro Paese circa 800.000 persone con costi umani e sociali altissimi e che l’Unione Europea ha recentemente denunciato come una delle nuove piaghe dei nostri tempi.Collodi era un genio e aveva capito tutto. Il campo dei miracoli dove il gatto e la volpe promettono fortune immediate e il «paese dei balocchi» dove i beni di comfort prima attraggono poi instupidiscono e rendono non più umani sono vivi più che mai in una società che promette il tutto e subito nella speculazione e nel gioco d’azzardo. C’è bisogno di uno choc culturale come quello che vogliamo provocare con la nostra semplice campagna «per». Andiamo tutti nei bar giusti per dimostrare con le nostre scelte che vogliamo una società, delle imprese industriali e delle banche no slot per recuperare il gusto dell’investimento lento e faticoso (ma veramente produttivo) che società, politica, economia e finanza sembrano avere perduto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: