venerdì 18 marzo 2016
Proposta del governo: fuori dal 730 anche le vincite conseguite fuori dall’Italia.
Il tesoro: «Scelta obbligata»
Il governo detassa le vincite all’estero
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Il governo propone una nuova misura che - di fatto - 'incentiva' a puntare soldi nel circuito di Azzardopoli. In particolare, l’esecutivo vuole rendere esenti dalla dichiarazione dei redditi le vincite conseguite all’estero. Sia fisicamente, cioè attraverso giocate nei casinò oltreconfine, sia sulle piattaforme online con sede in un Paese straniero. In pratica, chi risiede in Italia e si aggiudica un premio in denaro da parte di un concessionario di un altro Paese, se oggi è tenuto a inserire tale entrata nel 730, a breve potrebbe essere esonerato dal farlo. Va detto, comunque, che l’attuale normativa nazionale stabilisce come le vincite realizzate nel Belpaese non debbano essere contenute nella dichiarazione dei redditi in quanto tassate 'alla fonte'.  L’intenzione di Palazzo Chigi traspare dal testo della legge europea 2015, che ora è all’esame della XIV commissione (Politiche dell’Unione Europea) del Senato. Si tratta di una misura che serve ad adeguare periodicamente l’ordinamento nazionale a quello di Bruxelles. Nel provvedimento è inserito l’articolo 5 che modifica alcune «disposizioni in materia di tassazione da gioco». La mossa del governo di uniformare al ribasso la tassazione nasce in risposta a una sentenza del 22 ottobre 2014 della Corte di giustizia dell’Unione Europea, in cui si contesta all’Italia questa diversità di trattamento a seconda dello Stato in cui si concretizzasse la vincita. Per la Corte questo quadro regolatorio comporta «una restrizione discriminatoria della libera prestazione dei servizi», oltre a essere «incoerente con la rea- lizzazione dell’obiettivo della lotta contro la ludopatia». Inoltre, si sottolinea: «L’esclusione generalizzata del beneficio dell’esenzione disposta dall’Italia va al di là di quanto necessario per lottare contro il riciclaggio di capitali ». In soldoni, i giudici continentali chiedono conto all’Italia della stravaganza di avere 'un peso e due misure'. E di fronte al bivio se mettere a reddito anche le vincite nazionali oltre che quelle estere, oppure se esentare entrambe, il governo opta per la seconda soluzione. Una decisione denunciata e fortemente contestata dal Movimento 5 Stelle. «Un Paese che vuole lottare contro la piaga sociale ed economica di Azzardopoli e perseguire l’obiettivo europeo, alzerebbe l’asticella applicando l’obbligo di denuncia dei redditi sia per le vincite nazionali sia per quelle realizzate all’estero», sostiene il senatore pentastellato Giovanni Endrizzi, in prima linea su questo fronte. Non a caso, per dimostrare la loro contrarietà, i grillini hanno presentato un emendamento in commissione per far sì che si introduca nella dichiarazione dei redditi qualunque tipo di vincita. Con questa 'esenzione' lo Stato perderebbe circa 4 milioni e mezzo di euro. Non certo una somma gigantesca (soprattutto se si pensa all’entità dei conti di un Paese come l’Italia) e facilmente spiegabile dal fatto che – pur al netto degli accertamenti fiscali subiti – non sono molti i cittadini che nelle dichiarazioni dei redditi fanno cenno a vincite realizzate oltreconfine. Ma al di là delle mancate entrate, è il messaggio lanciato dall’esecutivo a destare perplessità. Ultima curiosità: per compensare la riduzione fiscale prevista per la tassazione delle vincite dei giochi d’azzardo si punta ad alzare dal 4 al 10% l’aliquota Iva sui preparati per risotti. Vicenda, quest’ultima, per cui l’Italia rischia un’altra procedura d’infrazione da parte dell’Europa.
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