sabato 12 ottobre 2013
Giocatori indebitati in balia delle mafie. Al via la sesta edizione del WeFree days: la parola d’ordine rimane “prevenzione”. E più ci si dedica al gioco, più si usano le droghe: i dati presentati a San Patrignano.
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Finora tante, adesso troppe. Le potenziali dipendenze che mietono nuove vittime una dietro l’altra: droga, gioco d’azzardo, internet e via bruciando. La battaglia sembra impari, specie perché anche lo Stato ci mette del suo e non poco: «Ci deve essere un impegno del governo, che deve rendersi conto come queste dipendenze possano diventare terribili per i giovani», avvisa Luigi Nicolais, il presidente del “Consiglio nazionale delle Ricerche”. Annotando che «mentre si aumentano le tasse sull’alcol, quelle sul gioco vengono diminuite. Non è possibile che la percentuale del nostro Pil legata al gioco debba essere tanto significativa: il gioco d’azzardo è un male gravissimo». Per «combattere» il quale ormai «servono leggi chiare», spiega anche il Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora: «È vero che il gioco d’azzardo aiuta lo Stato a incassare soldi, ma è impossibile che continui ad aumentare tutti i luoghi del gioco d’azzardo, soprattutto vicino alle scuole». E non soltanto, visto che «servono anche soldi urgenti per fare in modo che laddove si possa fare prevenzione, questa venga fatta».Ed è proprio "prevenzione" la parola chiave della sesta edizione del "WeFree days", la due giorni apertasi ieri a San Patrignano: «Prevenzione contro ogni dipendenza». Duemila giovani e giovanissimi arrivati da tutta Italia per ascoltare esperti, rappresentanti delle istituzioni, donne e uomini di sport, per "sballare col ballo" e nient’altro, per confrontarsi. Un appuntamento annuale organizzato dalla comunità adagiata sulle colline riminesi, che ha come principale obiettivo «stimolare un dialogo costruttivo capace di proporre alternative alla dilagante tendenza di affrontare con superficialità il problema delle dipendenze».Detto che la droga è sottovalutata (e abbastanza sottostimata), un allarme seriamente suonato qui ieri è quello che appunto riguarda il gioco d’azzardo. «La sua incentivazione e legalizzazione non ha assolutamente escluso dalla gestione di questo mercato le mafie, che fanno esattamente tutto quanto facevano prima», sottolineava Maria Cristina Perilli, responsabile di Sert milanese e referente lombarda di "Libera" per i progetti contro il gioco d’azzardo. C’è molto di più: «Il grandissimo fenomeno, riconosciuto fra i più grandi, la pulizia del denaro sporco attraverso il gioco d’azzardo, cioè la rimessa in circolo di soldi provenienti da attività illecite. Tenendo presente che anche, ad esempio con le sole slot machine si riciclano con enorme facilità soldi sporchi». E c’è qualcos’altro che va diffondendosi in modo inquietante: «I giocatori patologici che si fanno prestare soldi dagli strozzini, che non riescono quasi a mai a renderli e così finiscono nelle maglie delle criminalità organizzate - diceva la Perilli -. Col risultato che le carceri si stanno popolando d’incensurati finiti a compiere azioni illegali perché indebitati».E proprio ieri San Patrignano ha aderito al "Movimento no slot". Con la firma di Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità, che ha riportato uno studio secondo il quale nel 2013 fra gli studenti da 15 a 19 anni con gioco d’azzardo problematico o patologico (su un grande campione statisticamente rappresentativo di 34.483 mila soggetti) «maggiore è lo stadio del gioco d’azzardo, maggiore è il consumo di droghe».Altra pericolosissima frontiera troppo facile da varcare, specie per i più piccoli, è quella della rete. «Mi piacerebbe che i gestori telefonici facessero anche pubblicità ai filtri sull’uso di internet», annotava Federico Tonioni, direttore del "Centro per le psicopatologie del web" al policlinico Gemelli di Roma: «Ci sono contenuti ai quali posso accedere bambini di ogni età e rappresentano i primi, iniziali momenti traumatici».E seppure la battaglia contro la diffusione delle dipendenze sembri impari, si può vincere costruendo i propri sogni. Rosalba Forciniti, campionessa olimpica di judo a Londra 2012 ha raccontato ai ragazzi quanto «lo sport mi abbia forgiata». Andrea Cassarà: «Se mi dovessi fermare ad ogni sconfitta, starei… fermo tutto l’anno», ha scherzato il campione di scherma per spiegare l’importanza di confrontarsi con gli insuccessi. «Gli atleti, come chiunque, hanno paura di fallire», ha raccontato la Forciniti pensando all’ansia che precede le gare: la stessa «che precedeva le interrogazioni», ha spiegato sorridendo Fabio Scozzoli, vicecampione mondiale di nuoto.
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