martedì 26 giugno 2018
Il 36,3% ha dichiarato di essere giocatore abituale, almeno una volta al mese attraverso scommesse sportive, gratta e vinci, slot machine, concorsi a premi
Foto dall'archivio

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Nella città di Roma, due ragazzi su tre (66,3%) di età compresa dai 13 ai 17 anni, "giocano" d’azzardo almeno una volta all’anno; il 36,3% ha dichiarato di essere giocatore abituale, almeno una volta al mese attraverso scommesse sportive, gratta e vinci, slot machine, concorsi a premi.

Sono i drammatici numeri della ricerca "Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti?" realizzata dalla Caritas di Roma su 1.600 giovani nelle scuole e nelle parrocchie della Capitale. Il dossier è stato presentato oggi assieme a una guida sull'azzardopatia dei minori curata dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che dà suggerimenti su come riconoscere e gestire il problema e indica i percorsi terapeutici da seguire in caso di vera e propria dipendenza.

È un grave allarme quello che viene lanciato. "Evidentemente - si legge nella ricerca - i fattori protettivi non stanno funzionando. Se pensiamo che il gioco d’azzardo è vietato ai minori in maniera inderogabile in ragione della maggiore vulnerabilità ed esposizione al rischio di dipendenza e di alterazione della salute che i ragazzi subiscono, proprio a causa delle caratteristiche dell’età, la gravità di queste cifre appare ancora più preoccupante".

E di cifre preoccupanti il dossier della Caritas è purtroppo ricchissimo. Il 94,8% dei ragazzi intervistati conosce il gratta e vinci, quasi il 90% il Lotto e il Superenalotto, l’89% le Lotterie, l’87,5% le Scommesse sportive, l’86,8% le slot machine, l’84,1% il Bingo. Quali gli strumenti di conoscenza? I ragazzi romani hanno saputo dell’esistenza dell'azzardo dalla pubblicità in tv (80,6%), oppure dalla pubblicità online 67,3%, o si sono imbattuti nell’azzardo nel bar/tabacchi (64,8%).

Numeri che confermano la necessitá di un divieto della pubblicità dell'azzardo ma anche regole più severe sulle localizzazzioni delle "sale gioco". Infatti oltre un terzo dei giovani ha un luogo di "gioco" a 5 minuti da scuola, e comunque, "attraverso l’online, ha accesso a tutto quello che desidera.

È il cosiddetto “azzardo di prossimità”, che invade anche luoghi insospettabili come uffici postali, supermercati, edicole, autogrill, centri aggregativi, ristoranti". Secondo gli intervistati, i giochi maggiormente praticati tra i minorenni sono le scommesse sportive (88,3%). Segue il Gratta e vinci (48%), più praticato dalle ragazze. Subito dopo le scommesse online (30,2%) in costante aumento così come per gli adulti. È lo smartphone (69%) infatti lo strumento più utilizzato dagli adolescenti romani. "I risultati “parlano” da soli - commenta la Caritas romana -: i ragazzi sono tutt’altro che vaccinati rispetto ai pericoli dell’azzardo e manifestano atteggiamenti di eccessiva fiducia nelle proprie capacità di controllo rispetto all’impulso del gioco".

Così quasi il 90% definisce l’azzardo "un’attività in cui si utilizza del denaro per vincerne altro, affidandosi alla fortuna”. Nessuno o quasi ha citato termini come svago, abilità, competenze, rischio, pericolo. Il 38,5% riconosce l’esistenza di rischi ma afferma che “stando attenti” non succede niente, il 16,1% sostiene che se si è fortunati non succede niente di male e si possono fare i soldi. In sostanza prevale l’idea tra i ragazzi di una certa normalità e innocuità dell’azzardo, qualcosa di socialmente accettato e legittimato, che richiede solo di essere monitorato attraverso una regolamentazione. Solo il 13,6% dichiara, infatti, che andrebbe vietato.

La ricerca indica alcune linee di intervento. "Quanti hanno a cuore lo sviluppo equilibrato dei giovanissimi così come pure lo sviluppo di un modello di società giusta che ponga al centro non il denaro ma la dignità dell’essere umano dovrebbero registrare tali risultati; comprendere che solo una efficace, capillare e permanente azione di sensibilizzazione e informazione può costruire un argine efficace alla diffusione dell’azzardo e ai suoi costi sociali". La guida degli esperti del Bambino Gesù si rivolge in particolare ai genitori. "L’attenzione da parte della famiglia è fondamentale per cogliere tutti i segnali che indicano una possibile dipendenza. Tra questi, l’interesse continuo per il gioco d’azzardo, le ridotte capacità di controllo sul tempo dedicato a questa occupazione, il disinteresse per lo studio e per le altre attività ricreative, il calo della resa scolastica, le frequenti assenze ingiustificate, l’ansia, l’irritabilità, gli atteggiamenti aggressivi non motivati, i disturbi del sonno e l’insorgere di comportamenti fino a quel momento considerati inusuali come mentire ripetutamente o rubare in casa".

Un problema che non va nascosto. "Genitori e insegnanti dovranno informare e sensibilizzare i ragazzi rispetto al fenomeno, aiutandoli a comprendere i pericoli, anche molto gravi, della dipendenza, ma senza utilizzare toni proibizionistici e giudicanti". Mentre "nelle situazioni potenzialmente critiche" sarà necessario "avviare interventi terapeutici specifici". Sapendo che "uscire dal vortice della dipendenza da gioco d’azzardo è possibile ma il risultato è strettamente connesso alla motivazione che spinge il ragazzo ad aderire al progetto di cura. Per questo motivo, molto spesso, i percorsi terapeutici sono lunghi e complessi". La guida li indica con linguaggio semplice ma rigorosamente scientifico.

Per chiedere informazioni sul fenomeno, per segnalare una situazione di rischio o per ricevere l’aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, è stato attivato l’indirizzo e-mail iogioco@opbg.net.

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