sabato 10 giugno 2017
I professionisti del foro non sono più una classe di eccellenza. Mentre il 30,7% degli italiani ha rinunciato ad avviare un'azione legale a propria tutela.
Avvocati in calo di popolarità, assieme alla fiducia nella giustizia
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Una professione ancora prestigiosa quella dell'avvocato ma non ritenuta più una grande eccellenza perchè quelle che gli italiani considerano più rilevanti sono quella del medico (59,9%) e dell'ingegnere (34,7%). È quanto emerge dal "Rapporto annuale sull'avvocatura" realizzato dal Censis per la Cassa Forense, che fa il punto sull'immagine e la reputazione degli avvocati nell'opinione degli italiani.

Gli avvocati si collocano a metà classifica (16%), preceduti dai consulenti del lavoro (21,4%) e seguiti da giornalisti (15,8%),
commercialisti (11,2%) e architetti (8,4%). Chiudono la classifica i notai con il 2,9%. Gli italiani attribuiscono agli avvocati un ruolo attivo nella diffusione della legalità (27,4%), nel miglioramento della macchina amministrativa pubblica (22,1%), nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro (20,3%) e nella tutela dei segmenti deboli della società (20,1%). Rispetto al tema della giustizia, il 42,3% dei cittadini ritiene che gli avvocati possano svolgere un ruolo nel risolvere l'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari, il 27,7% glielo riconosce nella riforma del sistema e nei rapporti con la magistratura, l'11,1% per i costi d'accesso alla giustizia. Tra i soggetti
che garantiscono un migliore funzionamento della giustizia, gli avvocati sono indicati solo dal 12,1% della popolazione.
Prevalgono le forze dell'ordine, indicate dal 40,7%, e la magistratura, con il 35,3%, seguita dalla Corte Costituzionale (20,6%) e dal Consiglio superiore della magistratura (19,7%).

Un altro dato singolare che emerge dalla ricerca è quello secondo cui nel corso degli ultimi due anni, il 30,7% degli italiani ha deciso di non avviare un'azione legale a propria tutela. Ad aver rinunciato alla tutela giudiziaria di un diritto sono soprattutto le persone più istruite: il 36,3% dei laureati e il 31,1% dei diplomati, a fronte di solo il 15,7% di chi ha la licenza media.
Tra le ragioni che hanno convinto i cittadini a non farlo, il 29,4% indica il costo eccessivo della procedura e il 26,5% i tempi lunghi
per giungere a un giudizio definitivo. Più contenuta la percentuale di chi motiva la rinuncia con la sfiducia nei confronti del funzionamento della giustizia (16,2%) e con l'incertezza dell'esito finale (15,9%).

Il Rapporto del Censis contiene poi anche un'indagine sull'autopercezione della professione secondo un campione di circa
10.000 avvocati. Nel 2016 il 44,9% degli avvocati ha subito un ridimensionamento delle proprie entrate. Negli ultimi due anni si è
ridotta anche la quota di chi ha incrementato il fatturato, passata dal 25,1% nel 2015 al 23,8% del 2017. Il 34,1% degli avvocati dichiara di «sopravvivere» nonostante la situazione e il 33% definisce molto critica e incerta la propria condizione professionale. Tra il 2015 e il 2017 è anche aumentata la quota di quanti prevedono un peggioramento, passati dal 24,6% al 33,6% del totale.


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