venerdì 15 ottobre 2010
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La protesta dei ricercatori arriva a piazza Montecitorio. Proprio nel giorno in cui il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti promette che «nel decreto di fine anno ci sarà certamente lo stanziamento» di fondi per l’università. «Faremo come per gli ammortizzatori sociali e cioè metteremo il massimo dei soldi possibili. È un impegno che abbiamo preso già 15 giorni fa», ha aggiunto. Sul piede di guerra ci sono i ricercatori, che contestano l’abolizione della figura a tempo indeterminato e i carichi eccessivi di didattica che non ritengono compatibili con la ricerca. Anche la misura che prevede il passaggio in sei anni di 9mila di loro (1.500 l’anno) al ruolo di professori associati, gli interessati scesi in piazza la giudicano un contentino. Intanto di riforma dell’università la Camera tornerà ad occuparsi dopo la sessione di bilancio e dopo il decreto. Presumibilmente, quindi, a gennaio.Ieri, però, i deputati che attraversavano piazza Montecitorio si sono trovati davanti non commi ed emendamenti, ma grida e striscioni. In un’assemblea pubblica, centinaia di ricercatori (tutti in maglietta arancio con la scritta «fuori produzione») e universitari si sono avvicendati al megafono per spiegare quelli che sarebbero gli effetti del contestato ddl: prestiti al posto delle borse di studio, tagli ai laboratori e ai corsi di laurea, atenei concepiti come aziende, rottamazione dei ricercatori.Coloriti anche gli striscioni esposti insieme a palloncini della Flc-Cgil. «Venticinquemila sepolti vivi nella Gelminiera», il paragone dei ricercatori di Ingegneria della Sapienza con i minatori cileni. «Università pubblica, Gelmini la tua assassina, Tremonti il suo mandante», «Noi siamo un buon investimento», «Gelmini dimettiti, la riforma la facciamo noi», alcuni degli slogan. «Dimissioni, dimissioni», ha gridato più volte la piazza all’indirizzo dei politici.La protesta, che sta provocando occupazioni e slittamento dei calendari delle lezioni, ieri si è tenuta anche in altre città sede di atenei: Pisa, Bari, Firenze, Bologna. A Milano, laboratori di divulgazione scientifica e lezioni in strada, e a Trieste, stop a lezioni e a ogni altra attività per mezz’ora, protesta decisa dal Senato accademico. Nella Capitale, dopo il sit-in davanti al Palazzo, centinaia di studenti si sono spostati in corteo sul Lungotevere, dopo aver occupato simbolicamente la sede della Conferenza dei rettori (Crui) colpevoli di «collusione con il Governo». Contro i rettori punta il dito anche il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo: «Hanno barattato il loro consenso con vaghe promesse di risorse». Ma il presidente della Crui Enrico Decleva non si dice affatto soddisfatto delle parole di Tremonti: «Il massimo possibile – afferma – non è un numero. La linea della Crui è che si può tornare a parlare solo quando ci sarà una quantificazione certa delle risorse».Critici verso la manifestazione gli studenti per le Libertà. «Le parodie del ’68 – afferma il portavoce Pietro De Leo – ormai sono buone solo per qualche cineforum da circolo Arci. La missione riformista del governo non cambierà».
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