sabato 14 maggio 2016
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Arrivano improvvisamente a centinaia di migliaia, come uno tsunami, e dopo tre giorni si ritirano dalla città, improvvisamente come sono venuti. Lasciandola migliore di prima: è tipico degli alpini dell’Ana, che ogni anno fanno la loro adunata nazionale in una diversa città d’Italia. Questa volta, l’89esima, tocca ad Asti, dove ieri mattina con la cerimonia dell’alzabandiera e l’inaugurazione della 'Cittadella degli alpini' ha preso ufficialmente il via la grande adunata, che vedrà il suo culmine domani con lo sfilamento dalle 9 del mattino fino a sera (come sempre, in posizione d’onore, a partire dagli Alpini di Zara, Fiume e Pola, oggi Croazia). Erano 21 anni che Asti attendeva nuo- vamente questo onore e già ieri un bagno di folla ha accolto a braccia aperta le Penne nere. «L’adunata fa parte della vita di ogni alpino – ha detto il generale Federico Bonato, comandante delle truppe alpine – è un momento di grande festa nel segno dell’amicizia più sincera da trascorrere con persone che condividono gli stessi princìpi, abbracciano gli stessi valori, nutrono lo stesso spirito di corpo». Mentre il segreto della tenacia grazie alla quale le Penne nere arrivano per prime e si fanno valere ovunque ci sia da mettere in campo uno spirito di vera solidarietà, lo ha spiegato il presidente dell’Ana (Associazione nazionale alpini) Sebastiano Favero, con una metafora: «Siamo tutti uniti dallo stesso spirito di sacrificio di chi in montagna sa fare cordata per raggiungere la vetta. Quindi una meta». Tra i più festosi, il vescovo di Asti, Francesco Ravinale, che oggi alle 16 celebrerà la Messa in cattedrale: «Sono felice di accoglierli per lo stile che portano e per i loro valori. Si fa tanta retorica sulla solidarietà, loro invece sono persone vere. Non scordiamo che la Protezione civile è gemmata dagli alpini e la città è tuttora grata per ciò che hanno fatto nel 1994, dopo la disastrosa alluvione». Asti è la città d’origine del Papa e infatti «questa mattina ho saputo dalla segreteria di Stato vaticana che domani all’Angelus Francesco farà un saluto particolare agli alpini». «Con il loro modo di agire sono portatori di un’ecologia umana prima ancora che ambientale», sottolinea don Bruno Fasani, direttore del mensile 'L’Alpino'. «Qui ci sono 500mila persone che stanno bene insieme, che arrivano e ripartono con la gioia nel cuore, dunque è naturale il desiderio di lasciare la città più bella di come l’hanno trovata. Sono portatori di una umanità integrale». Giorni prima dell’adunata sono arrivati in 150 e hanno ripristinato ciclabili, tinteggiato scuole, fatto lavori di manutenzione in parchi e aree pubbliche, rimesso in uso campi di calcetto e bocce. Ce l’hanno del Dna: sono oltre 60 milioni le ore di lavoro gratuito che gli Alpini hanno donato portando risposte immediate e concrete ovunque ci sia una calamità, una guerra, una popolazione in ginocchio. Toccò al Friuli, 40 anni fa, squassato dal terremoto: le Penne nere arrivarono a migliaia e portarono un milione di ore del loro infaticabile lavoro. Anche lì mai dimenticati. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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