mercoledì 19 settembre 2018
La vicenda riguardava presunte mazzette pagate tra il 2007 e il 2009 al ministro algerino dell’Energia Chakib Khelil e al suo entourage
(Ansa)

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L’ex amministratore delegato di Eni e attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni, è stato assolto ieri (in parte perché il fatto non sussiste e in parte per non avere commesso il reato) dall’accusa di corruzione internazionale. Condannati invece l’ex vicepresidente di Saipem Pietro Tali (4 anni e 9 mesi) e gli ex dirigenti Pietro Varone e Alessandro Bernini; disposta per la stessa Saipem la confisca di 197,9 milioni, oltre a una multa di 400mila euro.

I giudici hanno assolto anche Antonio Vella, alto dirigente di Eni, e il gruppo petrolifero italiano. La quarta sezione penale del Tribunale di Milano si è pronunciata così nel processo di primo grado sul caso della maxi-tangente da 198 milioni di dollari pagata ad esponenti del governo algerino in cambio di appalti per lo sfruttamento di giacimenti ad Eni e alla controllata Saipem. Per Scaroni e Tali i pm avevano chiesto 6 anni e 4 mesi, oltre a una sanzione di 900mila euro ciascuna per le due società, che hanno sempre respinto le accuse.

La vicenda riguardava presunte tangenti pagate tra il 2007 e il 2009 al ministro algerino dell’energia Chakib Khelil e al suo entourage: circa 198 milioni per ottenere 7 contratti del valore complessivo di 8 miliardi, oltre a 41 milioni per avere il via libera all’acquisto della First Calgary Petroleum, proprietaria di un giacimento di gas in Algeria. Il tribunale ha anche condannato il presunto mediatore Farid Bedjaoui, uomo di fiducia del ministro, e gli altri algerini Samyr Ouraied e Omar Habour.

Già nel novembre 2015 il gup di Milano Alessandra Clemente aveva prosciolto Scarone, Vella ed Eni, ma la Cassazione nel febbraio 2016 aveva annullato la decisione su ricorso della procura disponendo una nuova udienza preliminare, terminata col rinvio a giudizio. Per la vicenda era imputato pure l’ex presidente di Saipem Algeria, che nel 2015 ha patteggiato due anni e dieci mesi e la confisca di 1 milione e 300 mila franchi svizzeri.

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