giovedì 6 maggio 2010
La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi contro le assoluzioni di otto imputati che erano stati indagati per presunti abusi sessuali nei confronti di bambini della scuola materna comunale di Brescia Sorelli. Sono quindi stati assolti definitivamente un sacerdote, sei maestre e un bidello.
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La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi del procuratore generale e delle parti civili contro le assoluzioni di otto imputati che erano stati indagati per presunti abusi sessuali nei confronti di bambini della scuola materna comunale di Brescia Sorelli. La vicenda aveva destato notevole clamore: due maestre avevano subito un anno di carcerazione. Sono quindi stati assolti definitivamente un sacerdote, sei maestre e un bidello.La vicenda della scuola materna Sorelli, che si trova nel centro storico di Brescia, ha scosso la città a partire dal maggio del 2003. Nelle indagini, oltre agli otto indagati assolti in via definitiva dalla Cassazione, erano rimasti coinvolti anche altri due sacerdoti e una bidella. Le loro posizioni furono però archiviate. In primo grado, al sacerdote, al bidello e alle sei maestre, vennero contestati, complessivamente, abusi su 23 bambini e il pm Roberta Licci aveva chiesto che tutti venissero condannati a una pena complessiva, di 125 anni di carcere. La sentenza d'assoluzione, per tutti, giunse il 6 aprile del 2006, dopo undici giorni di camera di consiglio.Gli anni trascorsi tra l'apertura delle indagini e la sentenza furono caratterizzati da accesissime polemiche con forti ripercussioni politiche. Il centrodestra, che allora era in minoranza puntò l'indice contro l'Amministrazione comunale. La vicenda del Sorelli, in particolare, infiammò la campagna elettorale del 2003, per il rinnovo dell'amministrazione comunale che vide la riconferma del sindaco uscente Paolo Corsini. Molto attivo nelle campagne di solidarietà agli indagati è stato don Mario Neva. Furono organizzate fiaccolate davanti al carcere di Verziano dove due delle maestre indagate furono rinchiuse per quasi un anno e vennero scarcerate per decorrenza termini, rimanendo poi ai domiciliari per altri dieci mesi. Nelle 538 pagine di motivazioni della sentenza di primo grado i giudici scrissero, tra l'altro, di "colonizzazione mentale", di genitori che "si erano di fatto sostituiti agli organi inquirenti". Fu poi proprio l'allora procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini, a firmare il ricorso in appello. Anche in quel caso, l'accusa chiese la condanna di tutti gli imputati che furono nuovamente assolti. Ora, la fine della vicenda giudiziaria, in Cassazione.Sempre la Suprema corte, nel giugno scorso, ha annullato con rinvio la sentenza d'assoluzione di un bidello, l'unico imputato rimasto per i presunti casi di pedofilia in un'altra scuola materna comunale bresciana, l'Abba.
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