domenica 22 maggio 2016
A undici scuole di Ferrara chiesti 120mila euro di arretrati. L’arcivescovo Negri scrive a Renzi: «Servizio di pubblica utilità». Il sindaco Tagliani si schiera con gli istituti.
A Ferrara asili paritari strangolati dall'Ici
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Ben 120mila euro richiesti a undici scuole per l’infanzia parrocchiali di Ferrara, scuole che a malapena raggiungono, forse, il pareggio in bilancio. Ici dovuta per il 2010, sanzioni e spese comprese, in attesa dell’Ici 2011 e dell’Imu degli anni successivi. Una batosta mortifera. La causa? La sentenza con cui la Cassazione, il 25 luglio dell’anno scorso, accoglieva la richiesta del Comune di Livorno affinché tutte le scuole paritarie pagassero l’Imu. Da qui la lettera aperta a Renzi scritta martedì scorso dall’arcivescovo, Luigi Negri, che ruota attorno alla scuola paritaria come «bene sociale» e al «principio fondamentale della sussidiarietà» in base al quale, vale la pena ricordarlo, se un privato svolge egregiamente un servizio pubblico, a beneficio di tutti, l’amministrazione statale farà bene – perché nell’interesse suo e dei cittadini – a sostenerlo e aiutarlo, non certo a ostacolarlo fino a strangolarlo. In attesa della risposta del premier, venerdì si è fatto sentire anche il sindaco Tiziano Tagliani: «Mi associo alle preoccupazioni che l’arcivescovo ha espresso al premier Renzi. Richiedere la quota degli arretrati Ici mette in grossa difficoltà le nostre scuole paritarie che ospitano 1.640 bambini. Come Comune, sono vent’anni che diamo contributi a queste scuole riconoscendone il servizio di pubblica utilità: scuole che a malapena riescono ad arrivare al pareggio di bilancio e che chiedono una retta solo per coprire i costi dei contratti degli insegnanti e per le utenze ». La richiesta finale del sindaco è analoga a quella dell’arcivescovo: «Rivedere la normativa che impone il pagamento della quota per gli arretrati della vecchia Ici risalenti al 2010».  Per capire che cosa sta accadendo a Ferrara, e potrebbe accadere altrove, occorre fare un passo indietro. La questione riguarda i casi di gestione diretta, ossia quando proprietario dell’immobile e gestore del-l’attività scolastica coincidono. Nella gestione diretta, l’Ici-Imu non veniva pagata se l’ente era non-commerciale. Era la legge 27 del 24 marzo 2012 (articolo 4.3, lettere a.b.c.) a stabilire che l’Ici-Imu non andava pagata se l’attività non chiudeva con un risultato superiore al pareggio economico, e che comunque eventuali avanzi di gestione dovevano essere reinvestiti totalmente nell’attività didattica. La Cassazione invece stabiliva che per l’obbligo di pagamento bastava la natura commerciale, ossia che ci fosse una retta di qualsiasi entità. Accade così che nel dicembre scorso il Comune di Ferrara recapita le cartelle esattoriali alle scuole per l’infanzia parrocchiali. Ma perché lo fa, se lo stesso sindaco sembra contrario? In effetti l’invio delle cartelle avviene senza preavviso e senza alcuna convocazione di un tavolo di confronto. Una sorta di bliz ad opera di un funzionario che non ha avvertito sindaco e giunta comunale. Un bliz che ha un ispiratore dichiarato, Mario Zamorani, leader dei Radicali ferraresi. In un articolo apparso lo scorso 2 marzo sul giornale online estense. com, Zamorani dichiara di essere stato lui a sollecitare l’Ufficio tributi comunale: «È la revoca non di una libertà, ma di un privilegio».  La questione non è affatto chiusa. Ci sono tavoli di lavoro e ricorsi. Ma al di là della conclusione, che ci auguriamo sia a favore dei bambini delle scuole dell’infanzia e dei loro genitori, e della loro libertà di poter ancora usufruire del prezioso servizio, il tema su cui è necessario fare chiarezza è quello sul quale sia Negri sia Tagliani sollecitano Renzi: le scuole paritarie come «servizio di pubblica utilità», la scuola libera «nel suo valore di bene sociale ». Temi talmente importanti e delicati da non avere alcun bisogno di ingerenze e rigurgiti ideologici.
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