lunedì 15 marzo 2010
È priva di fondamento l'indiscrezione di stampa secondo la quale il Presidente della Repubblica avrebbe già assunto un orientamento a proposito della promulgazione del disegno di legge sull'arbitrato approvato dal Parlamento. È quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale.
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«È priva di fondamento l'indiscrezione di stampa secondo la quale il Presidente della Repubblica avrebbe già assunto un orientamento a proposito della promulgazione del disegno di legge 1167-B approvato dal Parlamento», che riguarda l'arbitrato. È quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale. «Il Capo dello Stato, nel rigoroso esercizio delle sue prerogative costituzionali, esamina il merito di questo come di ogni altro provvedimento legislativo con scrupolosa attenzione e nei tempi dovuti; e respinge ogni condizionamento che si tenda a esercitare nei suoi confronti anche attraverso scoop giornalistici», conclude il comunicato.Il ministro Sacconi - Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha «sinceramente apprezzato» la nota del Quirinale. Commentando un articolo del quotidiano Repubblica il ministro, in una nota, sottolinea che «nel merito delle critiche riportate dall'articolo ricordo che l'arbitrato è un istituto disegnato da Marco Biagi e originariamente contenuto nel suo disegno di legge». Il testo approvato, prosegue il ministro, «è stato frutto di quattro letture in Parlamento e giovedì» scorso tutte le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, tranne la Cgil, hanno condiviso questo istituto avviando il negoziato per definirne l'applicazione quale opportunità libera tanto per i lavoratori quanto per le imprese. Nei prossimi giorni ricorderemo Marco Biagi a otto anni dalla morte anche se proprio le polemiche su questa disciplina da lui concepita ripropongono spesso un linguaggio radicale quale anche allora accompagnò il suo lavoro», conclude Sacconi.I sindacati - «Un provvedimento che rende, di fatto, inutile la contrattazione collettiva» oppure «uno strumento idoneo a garantire una soluzione tempestiva alle controversie di lavoro?». La differenza di posizioni sull'arbitrato sta proprio in queste due distinte affermazioni che vedono, da una parte, la Cgil e dall'altra tutti gli altri. Altri, intesi come tutti i protagonisti del mondo del lavoro, dalle associazioni datoriali, ai sindacati, alle banche, alle confederazioni agricole, del commercio e dei quadri. Una divisione, insomma, che vede la Cgil «isolata» ma non rassegnata a dare battaglia su un terreno delicato come quello del lavoro e sul quale non vuole mollare convinta che «la nuova legge colpirà in modo molto duro i lavoratori precari, i contrattisti a progetto, i lavoratori a termine, gli associati in partecipazione, quelli trasferiti e quelli somministrati (staff leasing)». Una battaglia che, al momento, vede la confederazione guidata da Guglielmo Epifani sbattere contro il muro dell'avviso comune siglato al ministero del lavoro e definito dallo stesso Epifani, come il collegato lavoro, «incostituzionale perché viola, tra gli altri, l'articolo 24 della Costituzione che riconosce il diritto di ogni cittadino a ricorrere al giudice per difendere i propri interessi». In tal senso la Cgil avverte che non intende mollare la presa e «risponderà sia sul piano legale che su quello sindacale a questo attacco ai lavoratori per tutelarli nella loro prerogativa a difendere i propri diritti come meglio credono, a cominciare dai diritti dei lavoratori più giovani e più deboli». A rispondere è il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo cui «le proteste della Cgil sono solo un modo per sollevare altre polemiche perché l'avviso comune non tocca l'articolo 18 e garantisce i diritti dei lavoratori». A fargli eco è il segretario confederale, Giorgio Santini, spiegando che «oggi il 65% delle cause di lavoro affrontate dai tribunali riguardano materie prettamente contrattuali come retribuzione e inquadramento. La regolamentazione contrattuale della conciliazione e dell'arbitrato rappresenta dunque la via maestra per una corretta attuazione delle nuove norme, senza pregiudicare il livello di tutela dei lavoratori. Con l'avviso comune firmato al ministero del Lavoro le parti sociali, purtroppo ancora una volta senza la Cgil, si sono impegnate a definire un accordo interconfederale nel più breve tempo possibile, escludendo che il ricorso alle clausole compromissorie poste al momento dell'assunzione possa riguardare le controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro». D'accordo anche la Uil. Per il segretario confederale, Paolo Pirani, con il nuovo provvedimento «non c'è alcuna autorizzazione preventiva al licenziamento. Al contrario l'arbitrato rappresenta una opportunità in più proprio per i tantissimi lavoratori che, da sempre, non sono tutelati dall'articolo 18».

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