mercoledì 23 gennaio 2019
Viaggio tra le realtà “buone” del quartiere dove si è recato in visita sabato il ministro dell’Interno Salvini. «Qui non servono poliziotti, ma l’impegno delle istituzioni»
La platea del teatro Troisi di Salicelle che ogni anno ospita 30 spettacoli

La platea del teatro Troisi di Salicelle che ogni anno ospita 30 spettacoli

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Un laboratorio di presepi che ospita scuole e immigrati. Un piccolo ma completo teatro. Sono la Bottega del nonno e il Teatro Troisi. Due fiori del volontariato sbocciati in un territorio difficile e dimenticato. Ad animarlo due entusiasti pensionati, Giuseppe Castiello e Antonio Giordano, e un gruppo di cittadini, molti giovani. Siamo a Salicelle, rione problematico di Afragola, terra di uno dei clan, i Bizzarro-Barbato, probabilmente collegato alle bombe che hanno colpito otto esercizi commerciali. È sera, vediamo le insegne dei carabinieri, della polizia, dei vigili. Territorio blindato. Ma ci sono poi i tre palazzi del clan. E i tanti banchetti per il commercio delle sigarette di contrabbando. Qui, tra le case popolari che ospitano più di mille famiglie, duecento delle quali occupano abusivamente, è venuto venerdì scorso il ministro del-l’Interno, Matteo Salvini. Qui è stato immortalato l’ormai famoso e discusso baciamano che gli ha fatto uno degli abitanti. E anche le minacce a Roberto Saviano. Il ministro ha promesso più poliziotti e carabinieri e poi che «nelle prossime settimane ci sarà un intervento rigoroso per liberare le case popolari occupate abusivamente da anni». «Non servono piu poliziotti ma una svolta.

Bisogna far vivere Salicelle – commenta Giuseppe –. Servono servizi, un presidio sanitario, collegamenti pubblici con Napoli». Poi si rivolge al ministro, ricordando gli apprezzamenti negativi sui napoletani. «Prima di parlare di Napoli venga a vedere quale è la cultura napoletana». È quella che fanno Giuseppe e Antonio, 67 anni. Il primo è stato sindaco del Pci del vicino comune di Crispano negli anni ’90. Poi ha lasciato la politica per la sua grande passione, il presepe. Una passione che gli ha trasmesso il nonno, fin da bambino. «Quando marinavo la scuola andavo a San Gregorio Armeno a vedere i presepisti. Nel 2011 sono finalmente riuscito a realizzare il sogno di un laboratorio». Entriamo con lui. Centinaia di presepi, pronti e in lavorazione. Tutto nel più puro stile napoletano. E anche rivisitato, come il presepe in una vecchia tv anni ’60, o la scena di Natale in casa Cupiello, con la statuina di Eduardo e quella del figlio Luca. «Facciamo laboratorio con le scuole, anche dei paesi vicini, e con Legambiente. Prima li portiamo a Napoli per vedere i presepi storici e poi qui li realizziamo insieme. Partecipano anche immigrati. Ma non lo scriva, altrimenti Salvini ci chiude», scherza. Una passione che non è solo artigianato. «Il presepe è un messaggio d’amore. È il travaglio di Maria e Giuseppe. Nessuno li accoglie.

C’è tanto che ricorda l’oggi». Un senso profondo che Giuseppe, Antonio e i volontari trasferiscono anche nel presepe vivente che organizzano da 12 anni proprio a Salicelle. «Lo abbiamo fatto per accendere le luci su questa zona per noi bella ma dimenticata, per portare la gente a Salicelle che prima per loro era solo terrore».

Più di cento interpreti, anche immigrati, che recitano e cantano un testo che si ispira alla famosa 'Cantata dei pastori', opera seicentesca di Andrea Perrucci, anche questa cultura napoletana. Ci sono pulcinella e due zingare come narratori, c’è Benino il pastore dormiente ('Il presepe è il suo sogno'), ci sono i pescatori che «lasciano le loro certezze per seguire Gesù. E questo cosa è se non un atto d’amore?». Una realizzazione corale, tutto volontariato autofinanziato. E a vederla ogni anno vengono in migliaia. Ed è stata corale anche la collaborazione per la realizzazione del grandissimo presepe permanente, con le fasi del giorno e i movimenti meccanici. Davvero bellissimo, gigantesco, pieno di particolari. Sormontato da due grandi scritte. 'Te piace o’ presebbio' col viso di Eduardo. E 'Pace agli uomini di buona volontà'. Sì, proprio qui a Salicelle. Che contrasto! «Ci dispiace che di questo quartiere si sia parlato solo male. Sono tanti anni che lavoriamo, fatichiamo. Nelle Salicelle c’è altro». Proprio così. Di fronte al laboratorio ecco l’altro fiore, il Teatro Troisi nato nel 2005 nella sala condominiale di uno dei palazzi. «Era abbandonata, piena di rifiuti», ricorda Antonio. Oggi è un vero gioiellino. Le cento comode poltroncine, il palco, il deposito delle scenografie, perfino i camerini. Un venerdì al mese c’è uno spettacolo teatrale. Lo hanno chiamato 'Teatro riflesso', perché dopo la rappresentazione – tutti testi su temi sociali – c’è un dibattito e poi un incontro conviviale.

«Ogni volta partecipano 80-90 persone. Pagano solo 6 euro, metà per la compagnia e metà per la cena in comune», spiega ancora Antonio. Il sabato e la domenica («Dipende da quando gioca il Napoli»), ci sono invece le commedie brillanti. Gratuite. «All’inizio è stato difficile, c’erano più attori che spettatori. Anche le compagnie non volevano venire. Ora tutte vogliono venire ed è sempre pieno». E l’associazione 'La nuova casa', che ha dato vita al teatro, ha messo in piedi anche una propria compagnia. Sono una decina di giovani tra i 20 e i 27 anni, tutti di Afragola, anche di Salicelle. E recitano Eduardo e Peppino, Viviani, Scarpetta ma anche Molière. In tutto ogni anno nel teatro si fanno 30 spettacoli. L’ultimo proprio il giorno della visita di Salvini. Ma non ne ha parlato nessuno. «Invece ci fanno vergognare di essere afragolesi. Saremo solo ricordati per il baciamano e gli insulti a Saviano. Invece c’è tanto altro di bello e di buono. Ma non c’è attenzione delle istituzioni e si rischia di perderlo».

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