sabato 13 aprile 2013
Uno studio dell’Iss rivela che nell’organismo degli abitanti di 17 Comuni ci sono alti livelli di veleno. Balduzzi: un’emergenza, non si può più aspettare Vertice con Zingaretti la prossima settimana.
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Non c’è pace nel Lazio per gli abitanti di Viterbo e della provincia. L’emergenza acqua potabile, con livelli di inquinanti superiori alla media, non rientra. E ora arrivano i primi dati sulla salute, per nulla tranquillizzanti: in città e in 16 comuni limitrofi la concentrazione di arsenico nell’organismo è oltre il doppio rispetto alla media tollerata: 200 nanogrammi per grammo contro gli 82. Neppure i bambini ne sono immuni. A fare il punto è uno studio condotto dall’Istituto superiore di Sanità (Iss) insieme agli ordini dei medici di Latina, Roma e Viterbo in cui si ricorda che la terza deroga europea, che consentiva di erogare acqua con livelli di arsenico superiori a 10 microgrammi per litro, è scaduta da tre mesi e mezzo. Ciò nonostante dai rubinetti di 45 comuni della provincia di Viterbo e di 5 di quella di Roma, per un totale di circa 260mila residenti, «escono ancora acque non conformi». «È una vera emergenza, per la cui soluzione non si può più aspettare», tuona il ministro della Salute, Renato Balduzzi non rinunciando alla polemica: «Finalmente si vede un interessamento reale della Regione». Così, dopo il colloquio avuto con il neo-governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, per fissare un incontro urgente (si svolgerà la prossima settimana), critica il comportamento dell’ex presidente Renata Polverini da cui non erano mai arrivate «risposte pienamente rassicuranti» nonostante le numerose sollecitazioni. Intanto cresce la preoccupazione per gli eventuali effetti sulla catena alimentare. A cominciare dal pane che già presenta alti livelli di arsenico essendo prodotto con acqua corrente. Per gli ortaggi le analisi sono in corso. Ma Confartigianato frena: «Le produzioni artigianali sono già sottoposte a una serie di controlli che permettono di avere prodotti sani». «Un risultato che non ci sorprende, in linea con la situazione drammatica che viviamo da dieci anni e certifica un’esposizione ormai cronica», rileva Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente. Quanto ai rischi per le donne in gravidanza parla di possibili casi di «autismo e tumori cerebrali dei nascituri»; sui bambini, invece, l’arsenico può influire negativamente «nella fase evolutiva».Per l’Oms l’arsenico è cancerogeno, perciò dal 2001 la Ue ha fissato precisi limiti. Un invito a non cedere all’allarmismo arriva dal ricercatore dell’Iss, Francesco Cubabba: «Ora ci sono i dati per intervenire in maniera adeguata ed equilibrata». Nel frattempo «qui si fanno le file alle casette dell’acqua come nel dopoguerra. E il Comune si è indebitato per aiutare bambini, anziani e donne incinte», denuncia Angelo Cappelli, sindaco di Capranica dove le concentrazioni arrivano a 43 microgrammi per litro.Le analisi sono state condotte su campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani (da 1 a 88 anni di età) residenti nelle aree a rischio. Ma «nelle zone vulcaniche l’arsenico nell’acqua c’è da sempre, è la natura. Il problema è che servono scelte, finanziamenti e capacità industriale e gestionale» per interventi mirati e decisivi», sottolinea Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutility, la federazione delle aziende che gestiscono acqua ed energia. A scanso d’equivoci il Codacons chiede la chiusura degli esercizi commerciali che usano acqua contaminata e annuncia una class action.
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