sabato 9 giugno 2012
​Il Pd con Bersani ha fatto sapere che voterà la nomina della presidente. L'Udc: buone scelte. Il Pdl con Alfano: perché è stata sostituita Lorenza Lei?
SECONDO NOI Indicazioni all'altezza
Corruzione, la ministro Severino: «Fiducia o andiamo a casa»
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Molte le reazioni ai nomi proposti dal presidente del Consiglio Monti per i vertici Rai: Annamaria Tarantola per la presidenza e Gubitosi per la direzione generale. Il Pd ha fatto sapere che voterà per la Tarantola alla guida di viale Mazzini, ma ribadisce che non indicherà i suoi consiglieri nel consiglio di amministrazione. Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, ha invece detto che "ha agito bene il governo con le nomine alla Rai e all'Agcom, scegliendo la strada della competenza e della imparzialità. Un'ottima scelta di persone preparate il cui valore è riconosciuto anche internazionalmente. Auguri di buon lavoro a tutti loro - scrive Buttiglione - e in particolare alla neopresidente Rai Anna Maria Tarantola, eccellente professionalità qualificatissima e davvero degna di grande stima, ottima persona persino sovraqualificata per quell'incarico"."Ritengo le nomine di Monti in Rai di alto profilo: bene una donna alla Presidenza! La dottoressa Tarantola ci sorprenderà!". Così Mariastella Gelmini, esponente Pdl, su Twitter.

I nomi scelti dal premier Mario Monti per la Rai "sono ottimi nomi su cui non abbiamo nulla da obiettare"; lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che però si chiede "perché sia stata sostituita la dottoressa Lei, che aveva ottenuto ottimi risultati". Le nomine del governo per la Rai sono "buone". Questo l'unico commento del presidente dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha espresso  al presidente del consiglio Mario Monti il suoapprezzamento "per la qualità delle nomine Rai": a giudizio di Fini si tratta di "personalità di alto livello manageriale che possiedono autonomia e indipendenza". "Le nomine di Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi per la guida della Rai mi sembrano ineccepibili dalpunto di vista del curriculum. Quello che mi dispiace è la rimozione di Lorenza Lei, una grande professionista che ha lavorato bene in questi anni". Così Maurizio Lupi, vice presidente della Camera per il Pdl.​

ARRIVA LA RAI DEI TECNICI: TARANTOLA AI VERTICIDopo la stagione dei professori, Monti prova a portare in Rai quella dei manager salvaconti. Il premier dà l’atteso colpo di frusta indicando per il ruolo di presidente del Consiglio di amministrazione Anna Maria Tarantola, attuale vicedirettore generale di Bankitalia. E per restare a tema, il candidato a dg di Viale Mazzini sarà Luigi Gubitosi, a lungo uomo-Fiat, ex amministratore delegato di Wind e attualmente manager di Bank of America in Italia. La "regola di Monti" si conferma anche per l’uomo che rappresenterà il Tesoro, l’azionista dell’azienda: si tratta di Marco Pinto, un dirigente di lungo corso di via Venti Settembre con un trascorso anche in Eni. I tre prenderebbero il posto del presidente Paolo Garimberti, del dg Lorenza Lei e dell’attuale consigliere Angelo Maria Petroni.Non solo: il premier, andando parzialmente incontro al Pd, promette di intervenire sulle regole di funzionamento interne di viale Mazzini creando un tandem Presidente-direttore generale che di fatto depotenzia il Cda. Le due figure apicali, se il progetto va in porto, avranno mano libera su tutte le spese comprese tra i 2,5 e i 10 milioni di euro, e solo per cifre superiori dovranno passare attraverso gli altri consiglieri. Ancora: i due manager, con potere di proposta affidato al dg, potranno nominare dirigenti di primo e secondo livello «non editoriali» decidendone la collocazione nella struttura. Al Cda restano le "scelte sensibili": linea editoriale, bilancio, direttori di rete e dei tg. Un cambiamento operabile attraverso lo statuto Rai e senza toccare la legge Gasparri, che il Pdl difende con le unghie e con i denti.«È stato un giorno lungo e un po’ difficile», ammette il premier in serata presentando le nomine. L’operazione-Rai, pur essendo «una prova di buon governo e non un’operazione di forza», rappresenta per lui la via per uscire dal pantano dei difficili rapporti con i partiti. Ma per quanto il governo abbia voluto dare la ferma impressione di aver agito senza alcuna interferenza, il pacchetto di nomine nel pomeriggio è arrivato nelle segreterie dei partiti almeno per un consenso di massima. Anche perché l’iter di ratifica non può fare a meno, per legge, di un ampio consenso parlamentare. Inoltre, il premier si è cautelato con una telefonata al Colle in cui ha ricevuto apprezzamento per le decisioni.Raccolte le sue certezze, Monti si è presentato alla stampa con una rassicurazione: «I vertici sono stati scelti per neutralità e competenza». Poi ha invitato i partiti (che in commissione Vigilanza devono nominare gli altri sette membri del Cda) a fare lo stesso premiando «professionalità e indipendenza». Altrimenti, fa intendere il premier, la loro credibilità ne risentirebbe ulteriormente, specie dopo la "spartizione" di Agcom e Privacy.Al momento, però, Pd e Pdl giocano sulla difensiva e non lanciano segnali positivi. Bersani, nella riunione di partito di ieri, ha confermato che i democratici non parteciperanno ai lavori della Commissione vigilanza, in aperta polemica con la decisione del governo di non mettere mano alla riforma della legge Gasparri. Allo stesso tempo l’ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, Paolo Romani, si mostra poco rassicurante: «È un’ingerenza gravissima aver indicato il direttore generale scavalcando Cda e Parlamento. Ed è ancora più grave che l’abbia fatto un esecutivo che non ha superato alcun vaglio elettorale».Ma alle spalle dei big di Pdl e Pd c’è chi lancia messaggi più morbidi. E come accadeva ad inizio mandato, Monti è convinto che scontentare i due maggiori partiti sia il miglior viatico per il successo. Altrimenti, tagliano corto a Palazzo Chigi, Pd e Pdl dovranno prendersi la responsabilità di far cadere il governo in piena crisi economica per mere questioni di poltrone. Si ritiene scontata, invece, l’opposizione di Idv e Lega a «nomine dettate dai poteri forti».

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