mercoledì 4 febbraio 2015
Il primo cittadino di Nardodipace (Vibo Valentia) accusato di truffa: è al centro di sodalizi e associazioni fantasma. Il procuratore: la miseria genera mostri.
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«La povertà genera "mostri". Lo dico senza voler offendere nessuno, ma è la realtà». È l’amara riflessione del procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, commentando l’arresto ieri di Romano Loielo, sindaco di Nardodipace, piccolo paese delle Preserre vibonesi, diventato famoso per essere "il più povero d’Italia", come reddito pro capite. Operazione "Uniti per la truffa", condotta dai Carabinieri di Vibo Valentia, che con il concorso della Guardia di finanza, che ha portato ai domiciliari, oltre al primo cittadino, appuntato della Finanza in aspettativa, anche Romolo Tassone, figlio del boss della ’ndrangheta Rocco Bruno, e Fabio Rullo e Mario Carrera, intestatari di due ditte utilizzate per compiere la truffa. Corsi fantasma per creare fantomatici posti di lavoro attraverso associazioni, sodalizi e società in realtà inesistenti, con una «gestione domestica dei fondi pubblici», denuncia ancora il procuratore. E infatti risultano coinvolti anche l’assessore comunale Maurizio Maiolo, la moglie Marinella Iacopetta, oltre a quella del sindaco Loielo, Claudia Ienco. Un’inchiesta, spiega il procuratore, «partita dall’acume investigativo di un bravissimo maresciallo dell’Arma, comandante della Stazione di Nardodipace, che è riuscito a intuire i comportamenti criminosi degli indagati, capirli e sviluppare un percorso di indagine». Secondo quanto è emerso dalle indagini, per ottenere fondi dall’Ue, dallo Stato e dalla Regione le persone coinvolte nella truffa avevano costituito alcuni sodalizi come una società di calcio fantasma, l’Allarese Calcio, con sede a casa di Tassone e alle cui dipendenze fittizie risultava la moglie di Loielo, e altre associazioni che sulla carta avrebbero dovuto occuparsi di sostegno al reddito, di cultura o di volontariato. Invece in alcuni dei locali indicati come sedi operava un dentista o era ospitato un pub. La truffa, grazie all’indagine, è stata circoscritta alla somma di 100mila euro, ma la reiterazione delle iniziative avrebbe potuto portare a cifre sei o sette volte superiori. Politica e ’ndrangheta che, sottolinea il procuratore, «qui ha il volto di un’assoluta tradizionalità ma ha anche una forte presenza nel Nord Italia». E questo « è molto più preoccupante e difficile da perseguire». Anche perché, denuncia il magistrato, «siamo "piccoli" di fronte a questo fenomeno: in procura manca il 70% dei sostituti, spero che il Csm ci pensi e mi mandi al più presto dei giovani magistrati». Ma la repressione non basta. E qui Spagnuolo è durissimo. «Siamo di fronte a problemi enormi di illegalità diffusa, che cerca soluzioni alternative al rispetto della legge. Qui lo Stato è visto lontano. Vi è un’adesione alla subcultura di illegalità, in presenza di una ’ndrina feroce che monopolizza tutto». Anche la politica. E non solo da oggi. Loielo, dirigente di Fratelli d’Italia-An, era già a capo dell’amministrazione comunale sciolta nel 2011 per infiltrazioni mafiose. Terminato il commissariamento dopo un anno e mezzo, Loielo si era ricandidato. Dichiarato incandidabile, su richiesta del Viminale, dal Tribunale di Vibo Valentia, aveva presentato ricorso alla Corte d’appello di Catanzaro, che lo aveva accolto. Così alle elezioni amministrative del 2013 è stato rieletto sindaco. Ha poi tentato il salto di qualità, candidandosi alle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria del 23 novembre scorso senza essere eletto. Il partito di Giorgia Meloni, con una nota del settore nazionale Organizzazione, lo ha sospeso dagli incarichi «auspicando che possa dimostrare la sua estraneità alle accuse». Nel frattempo il sindaco, assieme ad altri politici locali, era finito sotto inchiesta per altre vicende, per le quali è stato anche rinviato a giudizio.
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