mercoledì 8 novembre 2017
Agli arresti domiciliari. In manette anche il presidente della Federazione Piccoli Imprenditori
Evasione fiscale, arrestato neodeputato Udc della Sicilia De Luca
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All’Assemblea Regionale Siciliana non si potrà insediare: sarà costretto a casa dagli arresti domiciliari per evasione fiscale disposti dal gip di Messina, Cateno De Luca. Scendono così a 35, al momento, i voti a sostegno di Nello Musumeci, comprendendo anche il suo, necessario per fare maggioranza su un plenum che per ora si abbassa a 69. Il "deputato" eletto nella lista dell’Udc, che figurava nell’elenco dei cosiddetti "impresentabili", incurante della misura cautelare grida al complotto. «Mi vogliono fermare», tuona in un video pubblicato su Facebook prima che gli venga detto dai legali che è meglio evitare di violare il provvedimento del giudice.

L’ex sindaco di Fiumedinisi (Me), recordman di preferenze con 5.418 voti, ammette candidamente di aver saputo giorni fa dell’imminente arresto. La talpa sarebbe un fantomatico personaggio legato alla massoneria e parente strettissimo - dice - di un magistrato. Presunta fuga di notizie su cui andrà fatta chiarezza, mentre la Procura è convinta di aver acclarato un’evasione fiscale da un milione e 750mila euro che De Luca avrebbe commesso con la complicità di alcuni suoi collaboratori.

Tra questi Carmelo Satta, anche lui arrestato, e una sfilza di segretarie e personaggi che ricoprono vari ruoli nel Caf Fenapi Srl che, secondo gli inquirenti, sarebbe controllata e gestita da De Luca e solo formalmente intestata a Satta. Le indagini hanno accertato un complesso reticolo societario che faceva capo alla Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori e al Caf Fenapi Srl, utilizzato, nel tempo, per un sofisticato sistema di fatturazioni fittizie finalizzate - secondo l’accusa - all’evasione delle imposte dirette ed indirette.

Nell’ambito dell’indagine, coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, sono state denunciate otto persone e disposto il sequestro per equivalente, fino all’ammontare dell’illecito risparmio di imposta. Gli inquirenti parlano di documenti «confezionati ad arte» allo scopo di «sistemare le carte dando ad esse una parvenza di regolarità fiscale».

Accuse pesanti da cui De Luca si difende. «Cose ridicole - dice -. È solo l’ultimo di 14 procedimenti a mio carico tutti chiusi con l’assoluzione». Anche se, a dire il vero, risulterebbe ancora sotto processo per concussione e falso in un procedimento su presunte speculazioni edilizie.

Inevitabilmente il caso scatena una nuova polemica sui cosiddetti "impresentabili" in lista e a cavalcarla è soprattutto il M5S, che già aveva addebitato a queste presenze in lista le ragioni della vittoria di Nello Musumeci, decretando la sconfitta, nonostante la notevole affermazione, del loro candidato Giancarlo Cancelleri. Cauta la presa di posizione dell’Udc che parla di «incidente di percorso», manifestando «fiducia nella magistratura che siamo certi porterà all’accertamento della verità».
Non ci voleva per Musumeci questa tegola ad offuscare la sua netta vittoria. Il neo-eletto governatore si era concesso qualche giorno di tregua dopo la maratona elettorale. Ma ora dice: «Se nella fase di composizione delle liste qualcuno non ha seguito i miei inviti alla prudenza, le scelte che dipenderanno da me, invece, saranno improntate a questo criterio, a cominciare dalla formazione della giunta», promette.

E va all’attacco sul ruolo dei Caf Gaetano Armao, vicepresidente designato della Regione siciliana: «Farò un esposto all’Agenzia delle Entrate - annuncia - per capire se è possibile che si trasformino in segreterie politiche o siano a supporto di candidature».

Un uomo di protesta dai gesti clamorosi. Ma candidato a tutto

Cateno De Luca è noto per le sue stravaganze. Nel 2007, giovane deputato all’Assemblea regionale siciliana, era entrato nella sala stampa dove, tra lo stupore dei cronisti e dei commessi, si spogliò fino a restare in mutande per denunciare la propria estromissione dalla commissione Bilancio. Non era la prima volta. Già l’anno prima De Luca, a Messina, si era svestito per protestare contro il mancato finanziamento per il trasferimento dell’acqua potabile a Lipari.
De Luca, 45 anni, nato a Fiumedinisi nel messinese, sposato con due figli, negli ultimi 15 anni è salito più volte alla ribalta del mondo politico siciliano e non solo per le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto. Era candidato a tutto: all’Assemblea regionale, a sindaco di Messina ma anche di Taormina, dopo essere stato primo cittadino di Fiumedinisi, il suo paese, dal 2003 e della vicina Santa Teresa Riva. All’Ars entrò nel 2006, nelle truppe autonomiste di Raffaele Lombardo. Con il quale ha avuto sempre un rapporto conflittuale. Prima della fine della scorsa legislatura, nel 2012, decise di correre da solo addirittura per il ruolo di governatore, alla guida del suo movimento - Sicilia Vera - fondato anni prima. Prese l’1,2 per cento. Non si arrese.
All’Ars De Luca si era fatto notare, scagliandosi contro deputati della maggioranza dipingendoli con frasi a effetto: a Francesco Cascio di Forza Italia disse di essere «un baronetto, politicante di regime che sperpera denaro pubblico», a Salvino Caputo di essere «un ciarlatano di piazza», al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè di aver «legalizzato le assenze dei deputati» e al governatore Totò Cuffaro «non ho stima di lei». Nel febbraio 2008, dopo aver raggiunto la notorietà per le sue azioni eclatanti De Luca torna nel Mpa e alle elezioni regionali viene rieletto. Nell’ottobre dello stesso anno aderisce al nuovo gruppo "Forza del Sud" ispirato da Gianfranco Miccichè con cui rimane fino a febbraio 2011. Nel giugno 2011 la prima grossa grana giudiziaria: in qualità di sindaco di Fiumedinisi, viene arrestato col fratello Tindaro, un funzionario del Comune e il presidente della Commissione edilizia, per abuso d’ufficio e concussione. Avrebbe gestito gli appalti pubblici, il cosiddetto "sacco di Fiumedinisi", per proprio tornaconto.
Nell’aprile scorso annuncia la candidatura a sindaco di Messina. Intanto viene condannato dalla Corte dei Conti a 13mila euro per le "spese pazze" dei gruppi all’Ars. Arrivano i giorni delle Regionali. De Luca viene definito «impresentabile» dal candidato governatore M5S Giancarlo Cancelleri per i processi in corso. Lui ribatte e annuncia querele. È candidato nella lista provinciale messinese Sicilia vera-Libertas-Rete democratica-Udc e ottiene più voti di tutti, 5.418 preferenze, e viene eletto. Su Facebook l’altroieri ha scritto: «Cercherò di ringraziare tutti voi uno ad uno per il risultato che abbiamo raggiunto. Per ora non sto rispondendo a nessuno sia al telefono che per messaggio, perché sono concentrato con i miei legali in quanto il 9 novembre ho l’ultima udienza dell’ultimo processo che riguarda il mio calvario giudiziario che dura dal 27 giugno 2011 con 14 procedimenti penali già chiusi a mio favore».

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