venerdì 18 settembre 2015
​Si fa strada l'ipotesi di modifiche "chirurgiche" all'articolo 2 sulla designazione dei futuri senatori. Apertura di Renzi, Bersani: ragioniamo insieme.
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​L'Aula del Senato ha ripreso oggi l'esame della riforma costituzionale. Ma i riflettori sono puntati su quello che accadrà lunedì alla direzione del Pd quanto le diverse anime del partito dovranno trovare una sintesi che a questo punto sembra a portata di mano.  All'interno del Pd fervono le trattative per ricomporre la frattura sull'articolo 2 (sull'elegibilità dei futuri senatori). L’idea è quella intervenire sul comma che nel confuso viavai tra Camera e Senato venne modificato, un «nei» diventò «dai». Quella correzione così minuscola, anzi microscopica, renderà infatti indispensabile tornarci su con una nuova votazione. Nella quale dovrebbero però venire approvate modifiche di poco peso. No all'elezione diretta dei senatori, sì a formule per rispettare la volontà dei cittadini (ad esempio mandando in Senato i consiglieri regionali con il maggior numero di preferenze).L'ex capogruppo Roberto Speranza (Pd) interviene sul ruolo del presidente del Senato Pietro Grasso al quale spetta l'arduo compito di decidere se ri-aprire o meno la discussione sul punto conteso. "Nessuno lo tiri per la giacca" dice in un'intervista a Radio24, specificando però che il voto in direzione Pd sulla riforma del Senato non sarà vincolante. E lo stesso Grasso ammette di considerare l'accordo in zona Cesarini una possibilità concreta. Ottimista Anna Finocchiaro. "Sono convinta che ci siano tutte le condizioni e la Direzione del Pd di lunedì è un passaggio importante, per  arrivare a scrivere una buona riforma costituzionale e del Senato con una ampia condivisone nel mio partito, nella maggioranza e nell'aula di Palazzo Madama". Lo dice la presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiaro. Segnali di distensione sono arrivati dal premier, rinfrancato dall'esito delle votazioni sulle pregiudiziali. I numeri, sembrano essere dalla sua parte. "Una volta chiarito che la riforma in aula comunque ha i numeri per passare, si può ragionare" avrebbe detto ai fedelissimi ieri pomeriggio dopo che il tabellone di Palazzo Madama aveva registrato un ampio scarto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Ecco dunque il ramoscello d'ulivo che il segretario offrirà lunedì alla direzione: "Il caposaldo è che non si tocchi quanto nell'articolo 2 è passato con la doppia lettura conforme di Camera e Senato", vale a dire la non elettività diretta futuri senatori, così com'è stato sino a oggi. "Sul resto siamo disponibili. Non solo sul nodo dell'indicazione dei consiglieri-senatori da parte dei cittadini, ma anche sulle funzioni del nuovo Senato e sull'elezione di due giudici costituzionali". L'apertura di Renzi piace a Pierluigi Bersani che su facebook spiega: "Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa. La questione di fondo è semplice: bisogna che in modo inequivocabile i cittadini-elettori decidano e questo può essere solo affermato dentro l'articolo 2. È su questo - si chiede l'ex segretario Pd - che si vuole ragionare seppur chirurgicamente? Ebbene, se è così lo si faccia con chiarezza e semplicità". 
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