mercoledì 18 ottobre 2017
La sindaca di Torino sotto inchiesta per falso ideologico nell'ambito dell'inchiesta sull'area ex Westinghouse, per un debito di 5 milioni verso Ream scomparso dal bilancio 2016. ASSOLTA IL 16/05/202
Chiara Appendino (Ansa)

Chiara Appendino (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

È un debito da cinque milioni, scomparso misteriosamente dalle voci del bilancio comunale 2016, il punto di partenza dell’inchiesta che ha coinvolto la sindaca di Torino, Chiara Appendino. Un debito contratto dalla precedente amministrazione Fassino nel 2012, quando Ream (una società di gestione del risparmio) versò al Comune tale cifra come preliminare d’acquisto sull’area ex Westinghouse, un’ex area industriale a ridosso del centro di Torino, ora destinata alla realizzazione di una grande struttura per congressi. Ream rinunciò all’acquisto e chiese la restituzione dei cinque milioni, già versati come caparra. L’anno scorso, però, il debito si è trasformato in un fantasma e il Comune, dopo aver venduto l’area ad Amteco-Maiora, ha iscritto in entrata 19.716.500 invece di 14.716.000 euro, senza tenere quindi in considerazione la somma da restituire. Eppure, la stessa Ream aveva rinnovato formalmente la richiesta di restituzione, poco prima dell’approvazione della variazione del bilancio di previsione finanziario 2016-18.

Malgrado la segnalazione delle opposizioni, Appendino decise di andare comunque avanti, ottenendo così un faticoso pareggio di bilancio: «Nel nostro ruolo di consiglieri - spiega Stefano Lorusso, capogruppo del Pd - denunciammo la questione in Commissione e in Consiglio Comunale. Nulla da fare, la Appendino il 30 novembre 2016 diede indicazioni scritte alla Ragioneria di non iscrivere il debito nel bilancio. I consiglieri comunali del M5S in aula votarono l’assestamento nonostante denunciassimo la falsità delle cifre iscritte. Allora, con Alberto Morano (Lista civica Morano), abbiamo ritenuto di informare dei fatti l’Autorità giudiziaria».

Dopo mesi di indagini, ieri mattina la Procura di Torino ha notificato un avviso di garanzia con l’accusa di falso alla sindaca, all’assessore al Bilancio Sergio Rolando e anche al Capo di gabinetto Paolo Giordana, in assoluto il più stretto collaboratore della prima cittadina e spesso considerato 'eminenza grigia' della sua amministrazione. Tutti e tre sono stati poi ascoltati ieri pomeriggio, su loro stessa richiesta, dal procuratore Marco Gianoglio. E alla fine, dopo tre ore di interrogatorio, ha dichiarato: «Ho chiarito quello che c’era da chiarire. È stata una chiacchierata corretta in cui ho esposto i fatti alla luce di come abbiamo lavorato al bilancio. Abbiamo agito nell’interesse dei torinesi e ho piena fiducia nella magistratura Sono serena».

Di essere serena e pronta a collaborare con la magistratura la sindaca l’aveva scritto su Fb già in mattinata. «Desidero essere ascoltata il prima possibile – aveva detto – al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all’individuazione dell’esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa Amministrazione mai ha voluto nascondere».

AGGIORNAMENTO DEL 16/05/2022: APPENDINO ASSOLTA

L'ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata assolta dalla Corte d'Appello di Torino nell'ambito del processo per il mancato inserimento nel bilancio comunale di un debito da 5 mln di euro contratto dal Comune nei confronti della società Ream. Con l'ex sindaca sono stati assolti anche l'ex assessore al Bilancio, Sergio Rolando, e l'ex capo di gabinetto Paolo Giordana.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: