giovedì 15 luglio 2010
Anche amianto e altri rifiuti tossici e pericolosi nelle opere pubbliche «gestite» dai capicosca. Le gare pilotate grazie ai politici «amici» finivano alle imprese vicine ai boss.
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Pur di lucrare il più possibile sui soldi che arrivavano dagli appalti, la cricca collusa con i boss della ’ndrangheta era disposta a tutto. Anche a mettere a rischio la salute pubblica. Perché l’organizzazione era sicura di farla franca, grazie all’imponente giro di conoscenze politiche di cui potevano disporre. Non solo, stanchi di vivere di subappalti e di taglieggio ai piccoli imprenditori, le cosche avevano pensato di puntare in alto attraverso l’uso di società capaci di vincere da sole importati appalti pubblici, come per esempio la Perego Strade, poi Perego general conctrator. «Gli scavi effettuati dalla Perego - la quale, si rammenti, ha lavorato in cantieri per la realizzazione di opere pubbliche di notevole importanza - sarebbero pieni di sostanze notoriamente inquinanti e pericolose, come l’amianto». Così ha scritto nell’ordinanza, il gip di Milano Giuseppe Gennari e che martedì all’alba ha portato in carcere oltre 160 persone solo in Lombardia (305 in tutta Italia) tra cui Ivano Perego, presidente della Perego Strade, poi diventata Perego general conctractor, e il boss Salvatore Strangio. Proprio Strangio aveva acquisito per conto «delle ’ndrine di Platì e Natile di Careri la gestione e comunque il controllo delle attività economiche» prima di una poi dell’altra società di Perego, tra le maggiori in Lombardia, nel settore del movimento terra.E della presunta esistenza di sostanze inquinanti e pericolose nei cantieri in cui ha lavorato la Perego, come si legge nell’ordinanza, ne parla in un interrogatorio un ex dipendente della società, sentito dagli inquirenti. «Quello che posso dire – ha spiegato l’ex dipendente – è che in tutti i cantieri dove ha lavorato la Perego nel corso degli anni sono stati utilizzati per le opere di riempimento materiali fortemente inquinanti, come eternit, amianto e in genere materiali provenienti da demolizioni indifferenziate». Nell’ordinanza il giudice ha sottolineato che la Perego, all’epoca (2008-2010) delle indagini era presente tra l’altro a Milano sui cantieri di Citylife, nella realizzazione del nuovo edificio da adibire a uffici giudiziari, davanti al palazzo di giustizia di Milano, del deposito automobilistico Atm e della polizia municipale di Milano.E l’altro canale che serviva era appunto il contatto politico. Esponenti locali avvicinati da faccendieri, attraverso lo strumento delle cene elettorali. «Devo organizzarti una cena elettorale ... Io ti presento le persone ... dopodiché sei tu che mi dici: allora a questo qui diamogli spazio, a quest’altro non glielo diamo». Così l’ex assessore provinciale milanese Antonio Oliverio, indagato pure lui nell’inchiesta della Dda di Milano, parlava a Perego. Il mestiere di imprenditore di Perego, secondo Oliverio, «consente a me di stare lì a rompermi i “c....oni”...con la politica e a pagarmi lo stipendio a fine mese ci pensi tu». Anche se ieri Oliverio ridimensiona questi fatti. Il 19 maggio 2009 un altro episodio. Viene organizzata in casa di Andrea Pavone, arrestato e accusato di associazione mafiosa, una cena a cui è stato invitato anche Emilio Santomauro, per due volte consigliere comunale a Milano ed ex esponente dell’Udc. «Cena andata alla grande», racconta Pavone, intercettato, e parlando di Santomauro aggiunge: «È ben inserito anche lui in tutto a Milano, Nord Italia». In un altra intercettazione del 18 giungo 2009, Oliverio dice a Perego che devono andare a Milano per salutare, come spiega il gip nell’ordinanza «Zambetti Domenico, assessore regionale all’Artigianato e Servizi». Quest’ultimo è solo un tentativo di contatto, andato pure a vuoto, ma che dà l’idea di come la cricca cercasse in ogni modo di infiltrarsi nel sistema degli appalti. E su questa rete di contatti e sulle infiltrazioni della ’ndrangheta il Partito democratico presente nel Consiglio regionale della Lombardia, ha richiesto la convocazione di una seduta straordinaria e la presenza del presidente della Commissione antimafia Giuseppe Pisanu.
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