mercoledì 30 luglio 2014
​La comunità ebraica presa di mira di nuovo a poche ore dalle svastiche comparse sulle serrande di alcuni esercizi commerciali nella zona di via Appia. Preoccupazione e condanna.
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Ancora scritte antisemite sui muri di Roma. Sullo stesso edificio su cui, nella zona del quartiere Prati, era stata da qualche ora rimossa la scritta "Giudei la vostra fine è vicina" ne è comparsa un'altra che recita "Fuoco alle Sinagoghe". Un ennesimo episodio che prende di mira la comunità ebraica di Roma a poche ore dalle svastiche comparse sulle serrande di alcuni esercizi commerciali nella zona di via Appia. Per testimoniare la propria vicinanza oggi il presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, si è recato in visita presso i proprietari dei negozi presi di mira. "È una stupida sfida - ha detto - fatta da persone braccate. Abbiamo motivo di credere che quanto prima verranno assicurate alla giustizia". Pacifici ha riferito, inoltre, di aver ricevuto il capo della Polizia, il prefetto Alessandro Pansa, che "già ci aveva telefonato per esprimere solidarietà. Questo ha ulteriormente rafforzato il nostro senso di serenità. Le istituzioni sono presenti 24 ore su 24 fuori dalle sinagoghe, le scuole ebraiche e le istituzioni ebraiche d'Italia e non solo a Roma". In via Appia si è recato anche l'ambasciatore israeliano Naor Gilon. Sulle vetrine esterne oltre le svastiche erano stati attaccati volantini con scritto "Anna Frank cantastorie". "È terribile vedere svastiche su negozi di ebrei - commenta Gilon -. Dopo settanta anni ritornano simboli nazisti, noi sappiamo che l'autorità italiana è molto pronta e attenta contro questi fenomeni e questo è simbolo della forza dell'Italia". Il proprietario del negozio ha rivelato che dopo l'episodio delle svastiche "abbiamo avuto tanta solidarietà: persone sono entrate nel locale per scusarsi". Secondo Gilon "è importante che tutti i politici italiani siano contro questi fenomeni. Abbiamo sentito condanne da tanti partiti, non tutti - sottolinea - ma dalla maggior parte. Il proprietario mi ha detto che tanti italiani sono entrati e hanno chiesto scusa, e anche questo è un simbolo di forza di una società. Ci sono estremisti ma anche persone normali che amano gli altri". "Ho ricevuto un'assistenza molto forte - ha riferito il negoziante -, appena successo è venuto subito il Comune e le forze dell'ordine. Purtroppo la storia ci insegna che quando c'è una crisi si cerca sempre un capro espiatorio. La nostra famiglia, di origine ebraica, è italiana dal 1600".
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