giovedì 18 maggio 2017
I gran ciambellani delle criminalità organizzate «qui hanno trovato sponda nel mondo del lavoro: imprese e cooperative hanno aperto le porte a questi signori»
Venti sindaci uniti contro le infiltrazioni mafiose
COMMENTA E CONDIVIDI

La solitudine contro le mafie fa paura e serve a poco. Allora una ventina di sindaci si sono messi insieme per combatterla e avere forza. E a chi suoni strano che possa accadere in Emilia, deve cambiare idea: «Per noi è stato invece è sembrato il percorso più naturale e forse necessario che in questo momento potessimo immaginare», taglia corto Elena Carletti, sindaco di Novellara (Reggio Emilia). Perché «mi sembra evidente che anche da questa parti vada tenuta alta la guardia contro le mafie - spiega Tania Tellini, sindaco di Cadelbosco di Sopra (Reggio Emilia) - e non solo quelle italiane».

Cominciò tutto una sera. Laura Caputo era a un incontro sulla legalità vicino Bologna. Un sindaco racconta d’aver cercato di mandar via un parcheggiatore abusivo che per risposta gli dice: “So chi sei e dove abiti. Fossi in te, starei attento!". E quel sindaco non aveva saputo come reagire. Si era sentito solo. Laura ne è colpita. Capisce che gli amministratori minacciati o uccisi lo erano stati proprio perché soli. Telefona a Enrico Bini, sindaco di Catelnovo ne' Monti (Reggio Emilia), che vive sotto "sorveglianza discreta" per essersi messo in passato di traverso proprio alle mafie. Quel giorno di alcuni mesi fa nasce la “Rete dei Comuni mafia free” in Emilia.

«Con Laura abbiamo pensato di mettere in piedi qualcosa che potesse davvero rafforzare i sindaci e farli sentire meno soli ad affrontare queste situazioni», racconta Bini: situazioni che «pensavamo lontane e invece sono vicine». Una rete capace di «prevenire quelli che sono i nuovi volti, sempre mutevoli, della mafia», continua la Tellini.

Così i gran ciambellani delle criminalità organizzate occupano troppo spesso i posti che contano in economia e finanza: «Assolutamente sì - racconta Bini -. Non si riconoscono, non si "vedono". Entrano nelle amministrazioni e soprattutto nell'economia, anche perché qui hanno trovato sponda nel mondo del lavoro. Le imprese, le cooperative hanno aperto le porte a questi signori, portandoceli davanti alle porte del comune».

Nessuna paura? «No. Proprio perché fare rete significa raddoppiare le forze», secondo Carletti. E nemmeno porterebbe da qualche parte nascondere la polvere sotto il tappeto, «anzi, questa tema è da da affrontare e affrontare di petto», visto che «i nostri territori sono stati comunque inquinati della presenza delle associazioni mafiose».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: