mercoledì 30 marzo 2016
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Con l’impassibilità di un tempio greco, perché tale pare con la sua sequenza di svettanti camini rossi, quello che fu il “laminatoio” è testimone della storia tutta italiana di Bagnoli, l’area più nota come ex Italsider. Errori, indecisioni, rinvii, soluzioni parzialmente trovate o eluse, bonifiche annunciate e mai iniziate, sprechi e polemiche. Bagnoli vive da secoli tra passato gravoso, benché laborioso, e futuro non riuscito. «Un’autentica vergogna nazionale» ha di recente definito l’area e i suoi problemi irrisolti il premier Renzi, che a settembre dello scorso anno ha designato un commissario straordinario, Salvatore Nastasi, e una cabina di regia con compiti, come previsto dallo “Sblocca Italia”, di «coordinamento degli interventi infrastrutturali d’interesse statale con quelli privati da effettuare nell’area di rilevante interesse nazionale» finalizzati alla bonifica ambientale e alla rigenerazione urbana. Tra spese per il risanamento ambientale e spese per l’acquisizione dei suoli dalla vecchia proprietà dovrebbero essere impegnati 200 milioni di risorse pubbliche, un terzo delle quali sarebbero disponibili perché già stanziate per il risanamento di Bagnoli. Pesa sul progetto la contrarietà del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, alla nomina commissariale: «È una violazione della Costituzione e delle leggi. Un abuso di potere da parte del presidente del Consiglio che ha commissariato un pezzo di città con un atto prepotente. Ricorreremo non solo alla Corte costituzionale, ma in tutte le sedi giudiziarie ». Un primo ricorso al Tar è stato però respinto. Renzi sarà a Napoli in Prefettura, per presiedere la cabina di regia, il 6 aprile: «Possiamo finalmente partire» ha annunciato, sottolineando: «Noi andremo avanti comunque, con o senza il Comune ». La risposta del primo cittadino è stata immediata: «Se lei pensa di venire a Napoli per riannodare un dialogo istituzionale nel rispetto della Costituzione noi saremo molto felici di accoglierla, se invece pensa di espropriare la città, di mortificare la dignità di un popolo e di realizzare scempi, allora è bene che sappia che sarà con fermezza e risolutezza respinto». Ed ha invitato Renzi a fare la bonifica «che lei doveva e deve fare e che noi aspettiamo ancora». Eppure la voglia di andare avanti c’è, nonostante tutto, in questa periferia ovest di Napoli. Comitati e movimenti di Bagnoli chiedono però «di non prendere decisioni sulla testa dei cittadini ». Bagnoli è una questione irrisolta che nasce da lontano. Da quando nel 1992 fu chiusa l’Italsider, tra inchieste giudiziarie, sequestri e ambiziosi progetti si è tentato, senza riuscire, il recupero dei 945 ettari a terra e degli oltre 1.600 ettari a mare. Oggetto di diversi progetti di bonifica, per i suoli, per le acque sotterranee, per i sedimenti marini, per la cassa di colmata e gli arenili già a partire dal 1996, prima dell’inserimento del sito tra quelli di interesse nazionale nel 2000. L’area parte dalle falde della collina di Posillipo e raggiunge il vecchio centro abitato del quartiere più operaio della città, e da oltre vent’anni ospita lo scheletro di quello che fu uno dei più vasti stabilimenti metallurgici del Sud Italia. Il tutto affacciato sullo specchio d’acqua del Golfo di Pozzuoli, occupato da una “colmata”, per la quale si è decisa da tempo la rimozione. Un’area, come rilevato dal dossier di Legambiente sulle bonifiche dei siti inquinati, di enorme pregio dal punto di vista paesaggistico e ambientale e che comprende quattro distinte zone: aree industriali, aree a mare, basi militari e la Conca di Agnano. A queste si aggiungono l’ex discarica Italsider ed altre piccole aziende le cui proprietà ricadono all’interno del perimetro del sito. Nel corso degli anni ci sono state 5 varianti al progetto di bonifica, senza produrre alcun miglioramento concreto, anzi, «il risultato ottenuto è, di fatto, inconsistente rispetto alle emergenze ambientali in atto», riporta la Commissione parlamentare di inchiesta, ritenendo le certificazioni rilasciate dalla Provincia «oggetto di contestazione in sede tecnica e giudiziaria», perché le linee guida sono state redatte dalla Bagnolifutura Spa, cui spettava la bonifica, e gli organi di controllo e certificatori erano parte in causa alla stessa società. Ora è in corso un progetto che cancella il passato e che, negli intenti di Renzi, sarebbe l’avvio dell’operazione per la “nuova” Bagnoli. Restano ancora i dubbi e i timori che possa fallire il piano di bonifica, riassetto e recupero di un’ampia zona troppo a lungo emarginata dalla città e interdetta ai napoletani. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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