venerdì 31 gennaio 2020
Nella cerimonia d'apertura, l'allarme del Primo presidente Mammone. Mentre il Pg Salvi lamenta «gli effetti criminogeni» dei decreti sicurezza e stigmatizza il rischio di un «governo della paura»
Il procuratore generale Salvi durante l'intervento in Cassazione

Il procuratore generale Salvi durante l'intervento in Cassazione - Ansa

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Il tema spinoso della prescrizione, oltre che in Parlamento, accende il confronto fra il governo e la magistratura. In apertura dell'anno giudiziario della Cassazione, in presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella e del premier Giuseppe Conte, il primo presidente della Suprema Corte Giovanni Mammone lancia un allarme sugli effetti processuali legati alla nuova norma introdotta da gennaio con la legge "Spazzacorrotti" (che blocca il decorso dei termini prescrittivi dopo la sentenza di primo grado). A suo parere, venendo meno le prescrizioni che maturano in appello per circa 20-25mila processi l'anno, c'è il rischio di un «incremento vicino al 50% del carico penale che difficilmente potrebbe essere trattato».

Mammone ritiene «pertanto necessario porre allo studio e attuare le più opportune soluzioni normative, strutturali e organizzative tali da scongiurare la prevedibile crisi». Il primo presidente concorda col procuratore generale Giovanni Salvi (che parla decisamente di «fallimento») nel parlare di «scarso successo» dei riti alternativi e ne individua le cause «nella durata del processo e nella conseguente aspettativa della prescrizione». Dal canto suo, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non si scompone e continua a difendere la propria riforma («La considero personalmente una conquista di civiltà») pur ammettendo «le divergenze» nella maggioranza di governo sullo stop alla prescrizione sul quale è in corso «un confronto serrato».

Il Pd: il ministro Bonafede rifletta

Maria Elena Boschi di Italia viva spera che «la maggioranza ritrovi ragionevolezza, a cominciare dal Pd, che non ha votato la riforma Bonafede e a cui chiediamo di trovare lo spirito riformista, e non inseguire il M5S sul giustizialismo». Mentre il capogruppo dem Andrea Marcucci invita Bonafede a riflettere «sull'allarme della Cassazione: il blocco della prescrizione potrebbe mandare in crisi l'intero sistema della giustizia. Occorre intervenire presto e bene». Per Mara Carfagna di Fi, «l'abolizione della prescrizione trasforma i cittadini in ostaggio a vita dei pm», occorre «abolire» la riforma. Secondo l'ex ministro Giulia Bongiorno (Lega), «l'allarme del Primo presidente conferma che quello voluto da Bonafede è un provvedimento devastante».

L'Anm: contrari a sanzioni alle toghe

Sul piede di guerra, per altre ragioni, l'Associazione nazionale magistrati: il segretario Luca Poniz confida «nel fatto che la riforma possa disincentivare i ricorsi strumentali» e avverte che terrà una «posizione ferma, senza possibilità di mediazione» contro l'ipotesi di sanzioni ai magistrati che sforano i tempi delle fasi processuali.

Il procuratore generale Salvi: «Effetti criminogeni» dei dl sicurezza

Nella propria relazione, il Pg della Cassazione Salvi si è soffermato, fra l'altro, sui «rischi preoccupanti» derivanti dall'affidare esclusivamente al diritto penale i valori della società. «La tentazione del "governo della paura", ha riflessi anche sul pm» e dal desiderio di «rassicurazione sociale» al «proporsi come inquirente senza macchia e senza paura, il passo non è poi troppo lungo».

Inoltre, in riferimenti ai cosiddetti decreti sicurezza varati dal precedente governo su impulso della Lega, Salvi ha espresso una valutazione critica: «Se di sicurezza si parla, è bene che sia valutato l'effetto criminogeno e di insicurezza che discende dalla mancanza di politiche razionali per l'ingresso legale nel Paese e per l'inserimento sociale pieno di coloro che vi si trovano», ha detto, segnalando il «crescere di forme di oppressione che vanno oltre il caporalato» e che sono «una vergogna per il nostro Paese». Invece, il vicepresidente del Csm David Ermini ha raccomandato «prudenza» e «sobrietà» nell'uso dei social da parte delle toghe, chiedendo a tutti - dopo la bufera dell'inchiesta di Perugia su nomine e favori, che ha investito anche il Consiglio - un comportamento «esemplare e irreprensibile» anche nella vita privata.

Le sofferenze del "pianeta giustizia"

I dati della relazione di Mammone fotografano ancora una volta le sofferenze del pianeta giustizia: nel settore civile, in particolare, ci sono oltre tre milioni e 312mila cause pendenti, con una durata dei processi non adeguata ai parametri della Corte europea e «alle attese del mondo economico». Inoltre, segnala l'alto magistrato, i ricorsi dei migranti per la protezione internazionale stanno appesantendo il lavoro della Cassazione, perché costituiscono oltre il 26% dei ricorsi civili (nel 2017 erano il 2,8%).

Femminicidio e violenze su minori, «è emergenza nazionale»

«Le violenze in danno di donne e di minori diminuiscono in numero, ma restano una emergenza nazionale», avverte ancora il procuratore generale, definendo drammatici i dati sugli omicidi in danno di donne, consumati nel contesto di relazioni affettive o domestiche, cioè i cosiddetti femminicidi: «Le donne uccise sono state 131 nel 2017, 135 nel 2018 e 103 nel 2019» e «aumenta il dato percentuale, rispetto agli omicidi in danno di uomini, in maniera davvero impressionante».



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