venerdì 8 febbraio 2013
​Scarcerata la 27enne rom, detenuta nel carcere di Como per accattonaggio, una vicenda che risale al 2006. Grazie alla Casa della Carità si era rifatta una vita e il processo era stato stato celebrato senza che lei fosse informata. Il sacerdote: «È un gran risultato».
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​Anna è libera. Dopo trenta giorni di carcere, la donna rom con un passato già dimenticato e una nuova vita avviata ha potuto lasciarsi le sbarre alle spalle. La notizia arriva da don Virginio Colmegna, il presidente della fondazione Casa della Carità di Milano che ha così interrotto lo sciopero della fame (per lui solo un “digiuno”) iniziato alcuni giorni fa proprio per lei.Il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Milano ha dichiarato la non esecutività della sentenza e ha così disposto l’immediata scarcerazione. «È un gran risultato – esulta il fondatore della casa d’accoglienza milanese voluta dal cardinale Carlo Maria Martini – che, però, fa intravedere quanto ancora ci si debba impegnare per difendere i diritti e quanto il carcere non serva».Per una vicenda del 2006 e, forse anche un errore burocratico, la donna, 27 anni e due figli in età scolare, si è vista improvvisamente chiamata a dover rispondere del reato di accattonaggio con minore. Anna ha una casa, un lavoro fisso retribuito e versa anche i contributi all’Inps. Una nuova vita che la donna si è costruita dopo anni di sofferenze e disagi e gli aiuti, in parte di Casa della Carità e in parte anche di una signora milanese che si era presa a cuore la sua storia di donna sola con due bambine piccole e senza futuro. Mentre cercava di ricostruirsi una vita, a sua insaputa, Anna era però finita anche nel mirino della giustizia. Denunciata, indagata e processata senza neanche saperlo, per lei, una mattina del gennaio scorso, sono scattate le manette. I carabinieri hanno bussato alla sua porta proprio mentre stava aiutando le figlie a vestirsi. Solo il tempo di accompagnarle a scuola e poi l’inizio di un nuovo incubo. La cella e il carcere.«Anna era stata condannata con sentenza di primo grado nel maggio del 2010 – racconta don Colmegna – al termine di un processo celebrato senza che potesse difendersi perché nessuno le aveva mai notificato nessun atto». Anna era stata ospite della Casa della Carità di Milano, dove era stata seguita e aiutata a rompere con il passato e a trovare una sua autonomia. La notizia del suo arresto aveva colto di sorpresa e riempito di dolore il sacerdote, impegnato insieme ai rappresentanti di associazioni e istituzioni nella campagna “Carcere, diritti e dignità” che prevede, tra l’altro, un digiuno a staffetta contro la grave situazione esistente nelle carceri. Da lì subito la decisione di prolungare il suo digiuno a oltranza «fino a quando Anna non sarà liberata».Ora Anna è libera. Ma l’appello resta, spiega don Colmegna. Un richiamo, rinnovato anche dalla visita del presidente della Repubblica, mercoledì, al carcere milanese di San Vittore, che il sacerdote fa a tutti i politici impegnati in campagna elettorale sui diritti dei detenuti e sulla situazione delle carceri italiane. «L’appello di "Carcere, diritti e dignità" (www.carceredirittiedignita.wordpress.it) resta e continua per tutte le Anna che non hanno parola – conclude don Colmegna – contro il sovraffollamento carcerario, per la dignità e i diritti dei detenuti».
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