sabato 24 marzo 2018
Il neoeletto: il rapporto tra magistratura e giornalisti avvenga alla luce del sole, ma con regole precise valide per tutti e per ogni circostanza
Francesco Minisci nuovo presidente dell'Anm

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Francesco Minisci, esponente di Unicost, succede a Eugenio Albamonte alla presidenza dell'Associazione nazionale magistrati (Anm). A eleggerlo il Comitato Direttivo Centrale dell'Anm, riunitosi oggi, che ha designato i componenti della Giunta del sindacato delle toghe. Segretario generale dell'associazione è stato eletto Alcide Maritati. Nato a Cosenza, 49 anni, Minisci è stato tra il 2016 e il 2017 segretario dell'Anm, nel periodo in cui la Giunta era presieduta da Piercamillo Davigo. Sia negli anni passati in Calabria che presso la Procura di Roma si è occupato di importanti inchieste sulla criminalità organizzata, in particolare sulle infiltrazioni della 'ndrangheta. Da componente del pool antiterrorismo della Procura di Roma è stato titolare di inchieste sull'anarco-insurrezionalismo e sull'antagonismo sociale.

Alcide Maritati,
gip a Lecce e rappresentante di Area, è stato eletto segretario dell'Anm. Maritati, 51 anni, è coordinatore dell'ufficio gip/gup a Lecce: tra i procedimenti di cui si è occupato, quello sulla strage di Palagiano del 2014, in cui venne ucciso anche un bambino di tre anni. Il nuovo vicepresidente è il pm di Pisa Giancarlo Dominjanni, di Magistratura Indipendente, e vicesegretario è Giovanni Tedesco (Area), presidente di sezione al tribunale civile di Napoli. Gli altri membri della Giunta sono Liana Esposito, Rossella Marro, Antonio Saraco, Luisa Savoia, Ugo Scavuzzo, Alessia Sinatra.

Il rapporto tra magistratura e giornalisti «avvenga alla luce del sole, ma con regole precise valide per tutti e per ogni circostanza». È la posizione espressa dal neopresidente dell'Anm che, nel suo discorso al direttivo del sindacato delle toghe, ha parlato di un «rapporto fisiologico e non portatore di sospetti o di pericolose strumentalizzazioni». Minisci ha anche puntato il dito contro l'«inaccettabile spettacolarizzazione della giustizia che danneggia tutti: i processi - ha ribadito - si celebrano nelle aule di giustizia e non sui giornali o nelle televisioni».

All'elezione non hanno preso parte i magistrati aderenti ad Autonomia e Indipendenza. Nel luglio scorso la corrente capeggiata da Piercamillo Davigo decise di lasciare la Giunta del sindacato delle toghe in dissenso con le decisioni del Csm sugli incarichi direttivi.


Anche senza il carattere dell'unitarietà, l'Anm ha rinnovato la propria Giunta e ha designato il successore di Albamonte, che ha ispirato il suo mandato annuale al vertice dell'associazione nel segno del dialogo costruttivo con le altre componenti del mondo della giustizia e con la politica.

Due anni fa, dopo dieci anni di divisioni, fu ripristinata l'esperienza delle Giunte unitarie, in cui sono rappresentate tutte le correnti della magistratura, che annualmente si alternano alla presidenza dell'Anm. È durata poco: perché quattro mesi dopo la fine del mandato di presidente dell'ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, il suo gruppo, Autonomia e Indipendenza, nel luglio scorso ha lasciato la Giunta. Motivo della rottura, l'atteggiamento giudicato troppo morbido dell'Anm rispetto a scelte "incomprensibili" del Csm nelle nomine dei magistrati ai vertici degli uffici giudiziari. Il casus belli era stata la nomina dell'ex parlamentare del Pd Lanfranco Tenaglia a presidente del tribunale di Pordenone. Da allora sono quattro le correnti rimaste a condividere il governo dell'Anm.

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