venerdì 21 maggio 2010
Il marito chiede il trasferimento al piano terra, per poter portare la moglie all’aria aperta. Intervento dopo la denuncia di Avvenire.
COMMENTA E CONDIVIDI
Adesso si aprono nuovi, nobilissimi, scenari. Per la prima volta un Tribunale della Repubblica ha emesso un provvedimento d’urgenza previsto dalla legge 67 del marzo 2006 Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), ordinando con un decreto «la immediata sospensione di qualsiasi lavoro di ristrutturazione» all’edificio di Anita: la donna gravemente disabile che morirebbe se respirasse le polveri provocate proprio da quei lavori di ristrutturazione e che vive bloccata nel suo letto d’un appartamento (al secondo piano, senza ascensore) in una palazzina dell’Ater a Isola Sacra, piccola frazione di Fiumicino.Dopo soli tre giorni. Avvenire l’aveva scritto appena tre giorni fa, martedì (dopo la presentazione del ricorso da parte di Alfredo Granata e Rosaria Elefante, gli avvocati di Anita e del marito Francesco): qualcuno ora dovrà rispondere al Tribunale di Civitavecchia, che non potrà non chiedere conto (presto) di quanto è accaduto e sta accadendo. E aggiungemmo che l’ufficio giudiziario si sarebbe pronunciato entro quattro o cinque giorni dalla presentazione del ricorso (lunedì scorso). Ma il giudice ha subito capito la gravità della situazione – cioè il pericolo di vita per Anita – e già nel primo pomeriggio di ieri il decreto era fatto.L’«urgenza di provvedere». Una decisione presa visto che «le gravi condizioni in cui la donna versa» (insieme ai certificati medici che le attestano e alla sua situazione abitativa) rendevano tanto urgente intervenire, da far considerare inutile l’ascolto dell’altra parte in causa: l’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica), ma soprattutto il comune di Fiumicino e la Regione Lazio. E poiché nella palazzina dove Anita vive i ponteggi sono ormai tutti a posto e i lavori praticamente iniziati. Insomma – come ha messo nero su bianco il Tribunale – «vi è pertanto urgenza di provvedere inaudita altera parte».Giovedì 4 giugno l’udienza. Il Tribunale civitavecchiese nel suo decreto ha poi fissato la data per l’udienza con la comparizione delle parti, anche questa senza perder tempo: il 4 giugno prossimo, fra due settimane esatte. Quando il giudice confermerà (o meno) il blocco dei lavori, presumibilmente ordinando di trovare una diversa soluzione abitativa per Anita ed entro una determinata scadenza temporale.Il buonsenso dei diritti. Tuttavia Francesco Secci continua testardamente a sperare che non si arrivi a una soluzione giudiziaria, ma che il buonsenso dei diritti di sua moglie s’imponga (come lui implora le istituzioni da due anni) senza dover finire nell’aula di un Tribunale. E continua di conseguenza a sperare che prima del 4 giugno battano un colpo il Comune di Fiumicino o la Regione Lazio oppure magari tutt’e due. Nuova casa al piano terra. Basterebbe del resto davvero poco: assegnare ad Anita e alla sua famiglia un nuovo alloggio («anche trenta metri quadrati come quelli dove viviamo ora, non voglio avere privilegi», spiega Secci), ma che sia al piano terra. Così da permettere ad Anita di essere portata all’aperto sulla sua speciale carrozzella e di giocarsi le sue carte riabilitative – tante o poche che siano – effettuando una vera e completa terapia: quella che finora, "ostaggio" com’è della sua abitazione, non ha potuto avere. E senza la quale – lavori di ristrutturazione o meno – sarebbe comunque condannata a un peggioramento lento, ma inesorabile...
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: