giovedì 31 ottobre 2013
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​«Io sapevo già dalla sera prima, che non sarei stato a pranzo con Berlusconi...». È pomeriggio quando il titolare delle Riforme Gaetano Quagliariello ai microfoni di Skytg24 fa sapere che la decisione di disdire la colazione di lavoro coi ministri pidiellini era già stata presa diverse ore prima e non c’entrerebbe dunque con la pronuncia sul voto palese. Dopo la sconfitta in Giunta, i "governativi", guidati da Angelino Alfano e dagli altri ministri, continuano a invitare alla prudenza l’ala lealista, che invoca rappresaglie contro il governo: «In sede parlamentare, dove si è consumato questo sopruso, sarà battaglia per ripristinare il diritto alla democrazia», afferma il vicepremier Alfano, senza evocare alcun rischio di crisi dell’esecutivo. E Quagliariello ribadisce: «Il governo deve durare fino al 2015, quando dopo le riforme si potrà avere un quadro chiaro. Abbiamo un anno di tempo per una grande battaglia per lo stato di diritto e contro la retroattività della legge Severino». E poi aggiunge: «Non bisogna perdere la lucidità. La decadenza di Berlusconi è dovuta a una sentenza ingiusta. Non è che se il voto sulla legge Severino non c’è, Berlusconi resta in Parlamento...». Il riferimento è chiaro: se anche la pronuncia sulla decadenza dovesse ritardare, entro gennaio o febbraio per il Cavaliere scatterebbe comunque l’interdizione dai pubblici uffici (2 anni comminati in Appello), dopo un’eventuale pronuncia in Cassazione. Pertanto, lasciare la maggioranza sarebbe un favore alle altre forze politiche: «Bisogna tenere i nervi saldi. La decisione è una vera schifezza – considera Quagliariello –, ma su di essa si è formata una maggioranza inedita e dannosa per il Paese e per il ceto medio che noi rappresentiamo: Pd, Movimento 5 stelle e Scelta civica...». A forza di evocarlo, lo spettro di una "maggioranza alternativa" sinistra-centro che «avrebbe la possibilità anche di mettersi d’accordo per una legge elettorale contro il Pdl» si è materializzato: «È un partito trasversale che vuole andare a elezioni verso febbraio-marzo – avverte Quagliariello –. Letta e Franceschini si sveglino. Non dico che Renzi manovra dietro le quinte, ma potrebbe trovarsi in una situazione e approfittarne». E al suo partito, il ministro ripete: «Non dobbiamo cadere nella provocazione. Facendo cadere il governo, noi andremmo alle elezioni senza leader, mentre il Pd avrebbe Renzi...». Ma dopo la mazzata della Giunta e l’infiammarsi dello scontro, quanto resta folta l’ala governativa all’interno del Pdl? «Non ho il pallottoliere - assicura Quagliariello – ma una larga parte del partito la pensa come me e sicuramente anche Alfano...».
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