martedì 29 marzo 2016
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ROMA Il premier designato libico Fayez al-Sarraj ha annunciato che ormai tutto è pronto per un suo ingresso a Tripoli alla testa del nascente governo di unità nazionale. Ma questo, tuttavia, atteso già per il giorno di Pasqua non è avvenuto neanche ieri e al-Sarraj ha accusato il premier insediato nella capitale senza il riconoscimento internazionale, Khalifa al-Ghwell, di sbarrargli la strada avendo chiuso lo spazio aereo. Si prolunga così la vicenda dell’insediamento del gabinetto del nuovo governo sotto l’egida dell’Onu, che va avanti ormai da due anni, ritenuto un passo fondamentale e propedeutico per poter poi consentire che un esecutivo libico riconosciuto dalla comunità internazionale si possa rivolgere al Palazzo di Vetro per chiedere un intervento militare a protezione delle popolazioni e del territorio. La «finalizzazione dei preparativi di sicurezza» affinché il governo di unità nazionale libico «assuma le proprie funzioni da Tripoli», obiettivo per il quale lavora da tempo Martin Kobler, rappresentante speciale Onu per la crisi in Libia, è stata annunciata ieri pomeriggio da un comunicato del Consiglio presidenziale libico guidato da al-Sarraj. Nel testo il Consiglio spiega che «ha cominciato a spostarsi verso la capitale per assumere le proprie funzioni», in pratica confermando quanto anticipato dai media e detto da un deputato libico circa l’arrivo già nei giorni scorsi a Tripoli di quattro esponenti dell’organismo, nocciolo del nascente esecutivo. Sarebbero i quattro vicepremier, incaricati di sondare gli effetti dell’insediamento di al-Sarraj. Il consiglio presidenziale inoltre «accusa il governo di salvezza nazionale di al-Ghwell», l’esecutivo al potere a Tripoli, «di ostacolare il governo di accordo nazionale» (Gna) impedendogli di «esercitare le proprie funzioni ». Anche qui non vengono fatte precisazioni, ma la dichiarazione è stata diffusa dopo le due chiusure dell’aeroporto militare di Mitiga, a Tripoli, per qualche ora domenica e poi ancora dall’alba alle 10 di mattina di ieri, con voli dirottati verso altre destinazioni. Secondo fonti aeroportuali, la chiusura è stata decisa per motivi di sicurezza a causa di scontri tra milizie. Il sito Alwasat ha anche sostenuto che un aereo che trasportava al-Sarraj e componenti del consiglio è stato costretto a ritornare a Tunisi per la chiusura dello spazio aereo. E, come riferiscono vari media, al-Sarraj si troverebbe in realtà ancora nella capitale tunisina. Nel posizionamento di milizie pro e contro il governo che sta nascendo sotto l’egida dell’Onu, 60 milizie di Misurata hanno ribadito il proprio sostegno ad al-Sarraj e annunciato la creazione di una «camera di operazioni temporanea» per consentirgli di entrare a Tripoli. Sul fronte opposto, un tweet della tv Libya Channel ha segnalato una terza dichiarazione 'anti-Gna' fatta - in dieci giorni - da milizie contrarie al governo di accordo nazionale di al-Sarraj: questa volta è stata fatta da «un gruppo di comandanti di Tripoli» di cui, come nelle precedenti occasioni, è difficile stabilire con certezza il peso militare e la consistenza numerica dei miliziani che li seguono. Un «ex miliziano di Misurata», parlando al Libya Herald, ha sostenuto che gli scontri all’origine della causa ufficiosa della chiusura dell’aeroporto sono «un mostrare i muscoli» da parte delle milizie, che in tal modo «marcano il proprio territorio e inviano sonori segnali» agli avversari. Dal canto suo, un altro sito, Libya Observer, di sponda tripolina, paventa una «guerra devastante». Insomma, il timore è che si aggiungano nuovi motivi per alimentare il caos. Intanto, sul fronte della legittimità formale del governo di al-Sarraj, il sito Alwasat segnala che per la quinta volta di fila nelle ultime settimane il Parlamento di Tobruk non è riuscito a riunirsi per mancanza di quorum: è quell’assemblea, riconosciuta internazionalmente, che dovrebbe dare la fiducia all’esecutivo del nuovo presidente. © RIPRODUZIONE RISERVATA La crisi nel Mediterraneo Il premier libico designato, Fayez Sarraj.
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