martedì 24 marzo 2020
Prodotti da una grande azienda milanese, stavano partendo violando il divieto di esportazione di questi strumenti preziosissimi. Ora saranno consegnati alla Protezione civile regionale
Ancona, la Finanza sequestra 1.800 circuiti respiratori diretti in Grecia
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Bloccati nel porto di Genova quasi 2mila circuiti respiratori per terapia intensiva, prodotti da un'azienda milanese, che stavano per essere esportati in Grecia violando l'ordinanza di Protezione civile che vieta la cessione all'estero di questi strumenti. Gli uomini della Guardia di Finanza del capoluogo marchigiano, in collaborazione con i funzionari dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno sequestrato 1.840 apparecchiature, composte da tubo, pallone, valvola e maschera respiratoria, da utilizzare per pazienti con gravi carenze respiratorie, sia adulti che bambini.

Gli strumenti sono stati trovati su un autoarticolato in procinto di imbarcarsi su un traghetto diretto in Grecia, e che aveva già effettuato i controlli di sicurezza per l'accesso in porto ed era in coda, in attesa di salire sulla motonave. Insospetti da quanto indicato sulla documentazione commerciale, e alla luce delle recenti disposizioni sull'emergenza Covid-19, i finanzieri hanno bloccato il mezzo e proceduto a un controllo approfondito del carico. Sono state così trovate le preziose apparecchiature, circuiti respiratori che rappresentano l'interfaccia diretta con il paziente e, di conseguenza, elemento chiave dell'intero sistema di ventilazione.

L'esportazione di questi curcuiti, sottolinea la Gdf, è una violazione dell'ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n.639 del 25 febbraio 2020, che ha vietato la cessione fuori dal territorio nazionale oltre che dei dispositivi di protezione individuale, anche degli strumenti e dei dispositivi per la ventilazione meccanica.
Come ci spiega il capitano Francesca Campanaro, comandante della compagnia Gdf di Ancona, "l'azienda milanese che ha prodotto gli strumenti, contattata da noi, si è giustificata dicendo di ignorare il divieto. Eppure si tratta di una grande azienda. E poi l'ignoranza di una legge non è una buona scusa". Ora il rappresentante legale della società è stato degerito all'autorità giudiziaria per violazione dell'articolo 650 del Codice Penale, per inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità.

I dispositivi sequestrati, ci dice ancora il capitano, "saranno consegnati alla Protezione civile regionale. Ci fanno molto comodo perchè anche nelle Marche abbiamo una situazione difficile. Speriamo, però, che debbano essere usati poco". L'attività che ha portato al sequestro fa parte di uno specifico piano operativo del Comando provinciale di Ancona della Gdf, e dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del capoluogo dorico. "Siamo molto soddisfatti dell'operazione di oggi - conclude l'ufficiale -. Stiamo cercando di dare un contributo alla salute pubblica. Questo sequestro lo è".





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