martedì 16 giugno 2015
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Roma caput mundi  e città della fede. Poi sollevi un po’ la pellicola delle immagini da cartolina, ci scopri la sporcizia di "Mafia Capitale" e ti accorgi che Roma è altro. Un posto dove «il Vangelo è sì una bella storia, che è bello leggere, ma rimane lì, un’idea». E in sostanza «non tocca il cuore». Con la consueta franchezza il Papa – che di Roma è vescovo e che su "Mafia Capitale" era già intervenuto il 31 dicembre scorso – ha parlato domenica scorsa dello scandalo che tanto ha colpito e indignato l’opinione pubblica. Non solo e non tanto per stigmatizzare certi comportamenti (che «la corruzione spuzza lo aveva detto il 21 marzo a Napoli e in tante altre occasioni). Ma soprattutto per indicare una prospettiva e una cura.Roma «ha bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale». Ecco la direzione indicata dal Papa nel discorso di apertura del Convegno diocesano di Roma. «La nostra città – ha ribadito – deve rinascere moralmente e spiritualmente, perché sembra che tutto sia lo stesso, che tutto sia relativo». E invece no. Non tutto è uguale. Il bene è bene e il male è male. E bisogna ricominciare a dirlo forte. Questo si legge nella lettera e nella filigrana delle parole pronunciate in piazza san Pietro davanti alle famiglie romane. Ma c’è anche dell’altro, come è confermato dal riferimento al Vangelo che non va solo letto, ma anche vissuto. A chi erano dirette, in sostanza, quelle parole? Agli "addetti ai lavori"? Ai politici? Agli amministratori? Anche, ma non solo. In realtà Francesco ha parlato a tutta la città e a ogni romano individualmente. Perché la grande corruzione, quella che riempie le pagine dei giornali, è anche il frutto di tante "piccole" corruzioni individuali poste in essere a tutti i livelli. Le espressioni di domenica scorsa si saldano, dunque, a quelle che papa Bergoglio pronunciò nel Te Deum di fine anno. «Senz’altro le gravi vicende di corruzione, emerse di recente, richiedono una seria e consapevole conversione dei cuori per una rinascita spirituale e morale, come pure per un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale». «Occorre difendere i poveri, e non difendersi dai poveri – aggiunse –. Occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli». Parole che hanno trovato riscontro nelle prese di posizione del cardinale vicario Agostino Vallini, del segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, e di tanti vescovi. Parole che attendono ora la presa di posizione più importante di tutti. Quella dei cittadini. Perché in fondo la «rinascita spirituale e morale» di Roma passa anche da ognuno di loro. E il Papa non poteva dirlo più chiaramente.
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