sabato 9 maggio 2015

Nuovo piano per i salvataggi. L'ammiraglio Foffi: ma le navi militari andranno da sole.
Tre cose serie da fare (non solo) per i profughi di Sandro Lagomarsini
Trovato il relitto, si valuta il recupero

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È Triton o Mare Nostrum? Viene da chiederselo apprendendo di come si stia evolvendo la discussa operazione europea che nello scorso novembre prese il via sostituendo la missione italiana che riuscì a salvare 170mila migranti in un anno. Tanto più che le Marine Militari di Paesi come Italia e Gran Bretagna stanno già pianificando un intervento rapido e autonomo dall’Ue.  Nei giorni scorsi si è svolto un vertice a porte chiuse nel quale sono state delineate le nuove modalità operative di Triton. Frontex, l’agenzia europea che coordina il dispositivo navale, nei fatti ha cancellato il limite di navigazione a 30 miglia dalle coste Ue, che era estensibile a 100 miglia in caso d’emergenza. Adesso le navi sono autorizzate ad arrivare fin quasi alle acque territoriali libiche. Vi partecipano vascelli e velivoli di Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Austria, Svizzera, Romania, Polonia, Lituania e Malta. Nei giorni scorsi si è aggiunto il Regno Unito che ha già inviato una portaelicotteri, autonoma da Triton ma comunque in coordinamento con l’Ue, a cui seguiranno almeno altre cinque fregate, portando da 12 a 17 le navi europee, arrivando a sfiorare i livelli operativi di 'Mare Nostrum'.  Poichè Triton è coordinata da Frontex, agenzia a cui è demandata la sorveglianza dei confini Ue, ma non le operazioni umanitarie, un nutrito gruppo di Marine militari ha deciso di muoversi autonomamente, aumentando il potenziale di intervento con operazioni di ricerca e soccorso in mare. Lo ha rivelato l’ammiraglio Filippo Maria Foffi, comandante in capo della Squadra navale della Marina italiana. «Un segnale positivo ha detto Foffi nel corso di un’audizione presso la commissione Libertà Civili del parlamento Ue - se entrambe le missioni (quella a guida Frontex e quella delle Marine militari) contribuiranno a salvare sempre più vite di donne e uomini in mare, oltre a controllare le frontiere esterne dell’Unione e a combattere le organizzazioni criminali che si alimentano sul traffico di esseri umani». Indirettamente ha confermato il sostanziale cambio del dispositivo, parlando di «Triton allargata», il nuovo direttore dell’agenzia, il francese Fabrice Leggeri, che ha annunciato un deciso «ampliamento» dell’operazione. «Stiamo integrando nuove navi e stiamo discutendo i dettagli con gli Stati membri», ha aggiunto. E Federica Mogherini, rappresentante Ue per la Politica estera, conferma: «Quello che è stato preparato e discusso dal Consiglio europeo del 23 aprile è un primo segnale di questo cambio di direzione, c’è stata un’inversione a U». L’Italia ha già una missione propria, complementare a quella Ue. E la Gran Bretagna ha annunciato che fin dalle prossime ore una squadriglia di 5 fregate si aggiungerà alla portaelicotteri già presente al largo della Libia. Uomini e mezzi non prenderanno ordini da Frontex, sebbene eviteranno di sovrapporsi a Triton e saranno pronti a realizzare operazioni congiunte. La missione europea ha salvato circa 7mila persone, 17.452 sono stati i migranti soccorsi dalla Marina militare Italiana, 14.709 dalla Guardia Costiera e 15.895 dai mercantili. In totale, da novembre e fino al 6 maggio, i salvataggi sono stati 51.760.  Quanto a un possibile intervento militare con operazioni mirate, allo scopo di distruggere i barconi prima che vengano caricati di migranti, l’ammiraglio Foffi ha bocciato le ipotesi finora circolate: «Se i pescatori da un giorno all’altro cambiano l’utilizzo della loro imbarcazione e la mettono al servizio dei trafficanti è difficile andare lì e distruggerle». Altra cosa è la risposta armata quando i trafficanti tentano di riprendersi i barconi anche con la forza. In questo caso, «reagire non solo è opportuno ma anche necessario».  Sotto la bandiera della vita umana, militaristi e antimilitaristi si stanno ritrovando insieme. È stato proprio Foffi a elogiare il contributo «essenziale e imprescindibile» delle ong e dei volontari. Davanti alle braccia tese che chiedono aiuto le dottrine si sciolgono. «Anche le ong con tendenze più antimilitariste si sono dimostrate alleati validi e affidabili».
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