giovedì 11 maggio 2017
Antonio Bongiovanni è accusato di inquinamento ambientale e incendio colposo. Disattese le prescrizioni fatte nel 2012 dai Vigili del fuoco. Emergenza ambientale chiusa, ma continua il monitoraggio
Pompieri al lavoro alla Eco X (Ansa)

Pompieri al lavoro alla Eco X (Ansa)

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C'è un primo indagato per l'incendio nel deposito di Pomezia dello scorso 5 maggio. Si tratta di Antonio Bongiovanni, amministratore unico della Eco servizi per l'ambiente srl (ramo di azienda della Eco X) responsabile della struttura dove è avvenuto il rogo. Bongiovanni risponde di inquinamento ambientale colposo e incendio colposo. Lo sottolinea la procura della Repubblica di Velletri. L'iscrizione di Bongiovanni è maturata a seguito di due sequestri eseguiti dai carabinieri del Noe nell'ambito dell'indagine: da una parte il sequestro probatorio dell'impianto dove è avvenuto l'incendio; dall'altra il sequestro, l'altro ieri, di certificati antincendio e autorizzazioni rilasciate alla società che gestisce gli impianti. Nei prossimi giorni, ha detto il procuratore capo di Velletri Francesco Prete, potrebbero esserci nuove iscrizioni nel registro degli indagati.


«Allo stato non ci sono elementi per parlare di incendio doloso - ha detto il procuratore capo di Velletri Francesco Prete - e le cause del rogo sono ancora ignote ma è stato accertato che l'innesco è avvenuto all'esterno dei due capannoni in una zona in cui era accatastata un ingente quantità di rifiuti", ha aggiunto Prete. Il sospetto è che l'innesco possa essere avvenuto in maniera accidentale, forse anche per un mozzicone di sigaretta.

La procura di Velletri ha inoltre accertato che lo stabilimento di smaltimento rifiuti Eco X non disponeva di un sistema antincendio «rispondente ai canoni normativi, né di una certificazione antincendio», ha detto il procuratore Prete. In particolare, non sono state adempiute le prescrizioni, in materia di tutela contro i roghi, fatte dai vigili del fuoco nel 2012, quando ai responsabili dell'epoca dell'azienda furono contestate violazioni della normativa antinfortunistica. Gli stessi, diversi dagli attuali amministratori, furono denunciati all'autorità giudiziaria e condannati con decreto penale emesso dalla procura. Da allora, è stato precisato durante la conferenza stampa, quelle prescrizioni sono state disattese.

Sul fronte sanitario intanto gli istituti preposti continuano a monitorare la situazione. pur evidenziando che la fase emergenziale è finita. «Noi abbiamo monitorato tutti i pronto soccorso della zona, ad Anzio, Albano e Pomezia», ha sottolineato Narciso Mostarda, direttore della Asl Roma 6, durante la conferenza stampa convocata dalla procura di Velletri sulla vicenda del rogo del 5 maggio. Nella casa di cura Sant'Anna, pronto soccorso di Pomezia, sono arrivate il 5, sette persone, una delle quali lamentava bruciore agli occhi a seguito dell'incendio. Le analisi su campioni vegetali, effettuati con l'aiuto dell'istituto zooprofilattico non hanno fornito dati preoccupanti. «Il monitoraggio sanitario prosegue, e viene fatto anche sul latte degli animali», ha proseguito Mostarda.

Già mercoledì sono tornati tra i banchi gli alunni di alcune scuole di Pomezia, dopo che gli istituti sono stati lavati accuratamente da ditte specializzate per cancellare tracce di fumo e particelle pericolose nell'aria. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rispondendo a una interrogazione parlamentare, ha confermato che non sono state rilevate tracce di amianto nell'aria.

Rassicurante anche l'aggiornamento della Regione Lazio: totale assenza di Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) nella zona di Ardea, Pomezia, Lanuvio, Aprilia, Anzio e Genzano, dove l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana ha esaminato una dozzina di varietà di verdure. Il monitoraggio continuerà nei prossimi giorni, e il controllo riguarderà la presenza di eventuali diosine.

Procedono le indagini sulle cause dell'incendio alla Eco X

Nel frattempo le indagini vanno avanti per capire le cause dell'incendio alla ditta di stoccaggio di plastica riciclata, con la Procura di Velletri che conferma le indiscrezioni giornalistiche: su frammenti di lastre ondulate della copertura interna ed esterna al capannone della Eco X di Pomezia, l'impianto di smaltimenti di rifiuti dove si è sviluppato venerdì scorso un grosso incendio, è stata rilevata dai tecnici dell'Asl «la presenza di amianto», anche se non è ancora nota «l'entità di tale sostanza nociva» e, di conseguenza, non si conosce «il grado di inquinamento eventualmente generale dal cemento amianto». È quanto scrive in una nota il procuratore Francesco Prete che indaga per incendio colposo contro ignoti assieme al pm Luigi Paoletti.

L'allarme di Coldiretti: quantificare i danni

Coldiretti chiede di «superare immediatamente questa fase di incertezza che aggrava il bilancio dei danni, dei disagi, delle difficoltà degli imprenditori agricoli che, pur non avendo colpe, sono i più colpiti dall'emergenza ambientale». «Chiediamo l'attivazione immediata di un tavolo presso la Regione Lazio - richiede David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio - perché si proceda alla quantificazione dei danni subiti dal sistema agricolo di Pomezia e Ardea e per definire le modalità di liquidazione degli indennizzi. Fermo restando che, in caso di apertura di procedimenti giudiziari, la Coldiretti si costituirà parte civile».

I pubblici ministeri hanno avviato accertamenti per verificare la regolarità dell'operato dell'azienda rispetto alle autorizzazioni che aveva. Domenica la presenza dell'amianto, seppure "incapsulato", cioè "trattato" per non nuocere in condizioni normali, era stata confermata dal direttore del dipartimento prevenzione della Asl Roma 6 Mariano Sigismondi. Il sindaco Fucci e il commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, su indicazione della Asl Rm 6, hanno firmato domenica un'ordinanza di divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell'incendio. Una misura che ha messo in allarme le organizzazioni degli agricoltori, Coldiretti e Cia, che già preannunciano di costituirsi parte civile.

Il Comune di Roma: divieto di alimenti scende a 5 Km

Dopo la decisione drastica del Comune di Roma, che nella serata di martedì ha disposto il "divieto immediato di approvvigionamento delle derrate alimentari provenienti da un raggio di 50 km dal luogo dell'evento" per le mense scolastiche, il giorno dopo il divieto è sceso a 5 Km, adeguandosi all'indicazione datata dalla Asl Rm6.

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