venerdì 26 agosto 2016
Piani di protezione civile: è giallo. Ecco il documento che dimostra che siamo di fronte a una tragedia annunciata: LEGGI (Nello Scavo)
Galadini (Istituto di Geofisica): Norcia ristrutturava, Amatrice no
Amatrice, rischi conosciuti ma nessun intervento
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Ad Amatrice avevano un piano di Protezione Civile, ma non lo studio di micro zonazione sismica, necessario a capire a fondo la geomorfologia del territorio e i suoi molti punti debboli. Come si evince dal sito della Regione Lazio, in provincia di Rieti il Municipio Accumoli aveva depositato la Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (Mops), quella di Amatrice manca: clicca QUI “Naturalmente tutti i rischi non hanno la stessa probabilità di verificarsi sul territorio comunale; per tale motivo, sulla base delle informazioni raccolte, si è concentrata l’attenzione sui rischi che realmente possono accadere nel comune di Amatrice”, si legge nel piano di Protezione civile del comune raso al suolo (che alleghiamo integralmente in pdf CLICCA QUI), elaborato dopo il 2012 e dunque aggiornato grazie a tutte le analisi successive al sisma dell’Aquila, avvenuto nell’aprile 2009. Dunque gli autori scendono del dettaglio, mostrando di conoscere perfettamente come sarebbero andate le cose in caso di terremoto. “Si deve rilevare altresì che l’edilizia abitativa e non del territorio comunale è per lo più risalente all’Ottocento e ristrutturata con vari interventi risalenti al Novecento, gli interventi in cemento armato e la sua diffusione è sicuramente riconducibile agli interventi realizzati dopo il 1960 pertanto il rischio sismico è alto lo testimonia i danni riportati dall’edilizia pubblica e privata causati dal sisma del 1979 e da ultimo del 2009 che interessò la città dell’Aquila”. I problemi maggiori sarebbero derivati dagli interventi più recenti. “Senza dubbio la tipologia costruttiva (muratura portante in pietrame locale) influenza in maniera determinante la vulnerabilità degli edifici esistenti con potenziali rischi per la popolazione in soprattutto nei piccoli borghi e anche nel Capoluogo caratterizzati da vie strette senza slarghi”. E riportando un’ordinanza precedente della Presidenza del Consiglio, viene ribadito “l’obbligo di procedere ad una verifica” sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali “la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile”, sia degli “edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso”. Le istituzioni locali, dunque, erano perfettamente al corrente che un evento tellurico avrebbe avuto effetti devastanti. Ma per qualche ragione – e questo toccherà alla procura di Rieti accertarlo – non si è fatto quasi nulla quantomeno per limitare i danni. Proprio oggi su Avvenire, il direttore dell’Iistituto nazionale di geofisica e vulcanologia dell’Aquila ha rivelato di avere implorato più volte interventi. A Norcia, in Umbria, gli appelli vennero presi sul serio consolidando il patrimonio urbanistico. Ad Amatrice no. Il resto lo ha fatto il rigurgito del sottosuolo.
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