mercoledì 15 marzo 2017
Le famiglie scelte con un sorteggio. Il sindaco Pirozzi: tappa di un lungo percorso. Ma tra i cittadini c'è scontento: sette mesi sono troppi
Consegnate le prime 25 casette alle famiglie di Amatrice (Ansa)

Consegnate le prime 25 casette alle famiglie di Amatrice (Ansa)

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Consegnate le prime 25 casette di Amatrice, Comune tra i più colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso. Le casette del campo Amatrice Zero vanno alle famiglie aventi diritto a cui gli immobili provvisori sono stati assegnati tramite sorteggio il 20 gennaio. "Questa è la quarta tappa di un lungo percorso in cui c'è stato il lavoro degli uomini - ha detto il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi - e ogni risultato che si è ottenuto e che si sta ottenendo è frutto del lavoro dell'uomo. Io non lo so cosa il futuro ci riserverà, ma se ad operare saranno esseri umani come quelli che ho conosciuto io in questi mesi, allora sono certo che questa terra avrà un futuro".

Dopo il taglio del nastro, alla presenza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, del vescovo della Diocesi di Rieti, Domenico Pompili, e dei vertici dell'esercito italiano, gli assegnatari delle 25 abitazioni sono stati chiamati per nome uno ad uno, e ad ognuno di loro è stata consegnata la chiave della nuova "casetta a tempo". "Oggi inizia il ritorno a d Amatrice" ha detto Zingaretti, a margine della cerimonia di consegna delle prime 25 soluzione abitative di emergenza (Sae). "In questo luogo - ha aggiunto Zingaretti - avevamo preso l'impegno di smontare le tende per far tornare qui gli amatriciani. Attualmente sono aperti 17 cantieri. Fra 10 giorni - ha aggiunto il presidente delle Regione - apriremo il nuovo pass sanitario. La scelta di tornare qui è la più importante. Dal 1 aprile aprirà l'ufficio per la ricostruzione".



Ricostruire sulla roccia della “legalità, che non è un lusso per pochi, ma una necessità per tutti”, della "coerenza tra il dire e il fare, tra le promesse e i fatti", “della coesione, cioè della capacità di vedere l’insieme e non solo il proprio particolare. Non si improvvisa una ricostruzione né si fa in un baleno. Solo chi sa reggere l’usura del tempo vedrà la terra promessa”. È il monito lanciato oggi durante la benedizione dal vescovo di Rieti Domenico Pompili. “È bene che misuriamo la distanza tra segno e realtà per non lasciarci andare a una retorica fuori posto, come pure ad una sfiducia altrettanto inerte”, ha spiegato il vescovo. “Oggi è senza dubbio un giorno importante che rappresenta un segno di speranza, dopo mesi di paure e di disagi - ha detto Pompili - ma si tratta di un segno, non ancora della realtà”. “Il cordolo, la soletta, l’incatenamento, i contrafforti, i telai, i ‘pattini’” sono alcune delle caratteristiche di una casa antisismica, ha ricordato il presule, "ma una sola è quella citata dal “Maestro”, la roccia. E la roccia “su cui tutto si tiene è la coerenza tra il dire e il fare, tra le promesse e i fatti, tra le attese e le realizzazioni".


Ma tra i cittadini stamattina serpeggiava una certa insofferenza. "Siamo stanchi, bisogna dirlo, 7 mesi per consegnare queste case, che case non sono. Nessuno ascolta i cittadini. Sono più che arrabbiata, sono delusa. Mi sembra che sono passati 7 mesi per avere 25 casette, anzi container travestiti da casette" ha detto una delle persone sfollate, Rita D'Annibale, interrompendo più volte, insieme ad altri residenti, gli interventi di sindaco e governatore."I Sae - ha aggiunto - sono per l'emergenza, dopo 7 mesi non siamo più in emergenza. Qui non si è fatto nulla e chi sta qui non è in grado di gestire la situazione, si dimettano tutti. Qui ad Amatrice, come in tutto il cratere, non è stato fatto nulla. Si parla di ricostruzione - conclude la sfollata - e devono ancora rimuovere le macerie dalle zone rosse".

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