martedì 20 gennaio 2015
Il caso di Genova: un bimbo disabile di nove anni costretto a cambiare scuola perché i genitori dei compagni non avrebbero gradito il suo inserimento nella classe.
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«Non possiamo abbassare la guardia su persone che hanno difficoltà e devono trovare una situazione di accoglienza. Ma è anche vero che dobbiamo creare le condizioni, da parte di tutti, di poterlo fare. L’inserimento di un disabile in una scuola comporta elementi di complessità e disponibilità ed inserirlo è anche un aiuto per gli altri; ha persino valenza educativa».Lo afferma l’assessore regionale ligure all’Istruzione, Pippo Rossetti, che interviene sul caso, che sta facendo discutere i genovesi, di un bambino autistico di nove anni e in terza elementare, al quale i genitori hanno deciso di far cambiare scuola. Motivo, una protesta di altri genitori che avrebbero lamentato come i loro figli dovevano aiutare il disabile, che pure aveva un’insegnante di sostegno.  Padri e madri degli altri ragazzi, senza problemi fisici, avevano lamentato: «I nostri figli non sono badanti; sono troppo piccoli, non possono stare vicini a chi ha problemi». Lo hanno detto con una lettera indirizzata alle maestre della scuola alla periferia di Genova, dov’è accaduto il fatto. E i genitori del giovani autistico hanno deciso di cambiare scuola per il figlio, sentendolo umiliato da tale situazione.  «Quando l’allontanamento avviene per mancanza di accoglienza – ha insistito l’assessore Rossetti – c’è un evidente fallimento culturale, ma anche tecnico, di strumenti, di consapevolezza e anche di un pizzico di disponibilità». Rimandando tuttavia ogni decisione in merito, all’ufficio scolastico regionale che ne ha competenza. Anche se, ha ammesso Rossetti, «la Regione è interessata a capire che cos’è successo». Nei primi anni di scuola pare che ci fosse armonia tra i ragazzi. Poi, sostengono padri e madri che hanno promosso la protesta, sono avvenuti fatti diversi, pare di nervosismo del ragazzo, cui è stata anche assegnata un’aula di sostegno dove accedevano, a turno, anche gli altri compagni di classe per non farlo sentire isolato. Ma la situazione sarebbe persino peggiorata, oltre al fatto che i genitori del disabile avrebbero pure lamentato come cambiava talvolta l’insegnante di sostegno, creando disagio nel ragazzino. Del caso è stato informato anche il Provveditorato ma ogni intervento non avrebbe generato miglioramenti neppure nel comportamento con gli altri studenti. Fino ad arrivare alla protesta degli altri genitori, ritenendo i figli danneggiati da quella presenza. Da qui la decisione di padre e madre del disabile di trasferirlo in altra scuola.
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