sabato 10 febbraio 2018
Le indagini sulla terribile vicenda continuano e gli inquirenti cercano di capire se e quanti complici ci siano.
Un'immagina della vittima, Pamela Mastropietro (Ansa)

Un'immagina della vittima, Pamela Mastropietro (Ansa)

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Intanto sembra essere arrivata una svolta nelle indagini sulla morte di Pamela. I carabinieri hanno bloccato altri due nigeriani, moglie e marito, con l’accusa di coinvolti nell’omicidio della giovane romana. Un uomo di 27 anni è stato intercettato alla stazione centrale di Milano dai Carabinieri su segnalazione dei colleghi di Macerata mentre era diretto in Svizzera. Una donna, sua moglie, è stata fermata a Cremona da dove, secondo i piani, avrebbe raggiunto il marito a Chiasso. Non è chiaro il loro coinvolgimento nella vicenda, ma sembra che i due in fuga abbiano concorso alla morte di Pamela.

La giovane a questo punto, come avanzato con cautela dagli inquirenti, sembrerebbe essere stata uccisa con un colpo alla testa e poi con delle pugnalate. A spingere il procuratore Giovanni Giorgio verso l’allargamento dell’inchiesta sono stati i particolari emersi giovedì durante la seconda autopsia, quando l’equipe di dottori guidati dal professore di medicina legale Maurizio Cingolani ha rinvenuto «segni di violenza applicata in condizioni di vitalità», mentre cioè la donna era ancora in vita. Sono state trovate lesioni alla tempia, procurate da «corpo contundente», frutto di un colpo alla testa oppure di una spinta verso uno spigolo, o di una caduta. Sempre nel corso della autopsia i medici hanno individuato due ferite all’altezza del fegato, riconducibili ad un coltello ritrovato, durante una delle perquisizioni, a casa di Innocent Oseghale, il pusher nigeriano che per primo è stato iscritto sulla lista degli indagati per l’omicidio della giovane, con l’accusa di occultamento e vilipendio di cadavere.

Ancora Cingolani ha spiegato che corpo di Pamela è stato smembrato con tagli di estrema precisione, con un metodo professionale e laborioso, «senza lasciare nulla al caso» e che chi ha infierito sul cadavere è stato molto attento ad eliminare qualsiasi segno di possibile violenza sessuale. Innocent Oseghale nei giorni scorsi aveva dichiarato, durante una deposizione, di essere scappato dal suo appartamento di via Spalato davanti a una crisi di overdose di Pamela. E aveva coinvolto nella vicenda un altro spacciatore nigeriano, indicandolo come il venditore della presunta dose fatale a Pamela. Ma ora i nuovi sviluppi dell’inchiesta sembrano spostare la causa della morte in un’altra direzione, della violenza e non della droga. Ci vorranno ancora venti giorni per completare l’autopsia ma l’equipe medica è sicura che si potrà ricostruire l’accaduto nel dettaglio e fare luce sulla morte della giovane scappata dalla comunità di recupero di Corridonia e ritrovata il 31 gennaio - il corpo orribilmente fatto a pezzi – in due trolley, lungo una strada di campagna.



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