mercoledì 21 novembre 2018
E ora il governo vuole bloccare le vendite allo scoperto dei buoni del tesoro per bloccare gli speculatori. Tria si dice preoccupato
Spread sempre più alto, scatta l'allarme mutui
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È taciturno per scelta. E quindi quando parla le sue parole valgono doppio. «Spero che anche da noi vengano vietate le vendite allo scoperto...», la butta lì con il suo solito sorriso sornione Giancarlo Giorgetti, l’anima realista della Lega e del governo. La butta lì, ma è una bomba al termine di una giornata che ha tutte le caratteristiche di una deflagrazione: lo spread che sfonda 330, arriva a 335 e chiude a 327; il Btp Italia, il titolo che dovrebbero comprare le famiglie per aiutare il governo, che fa il secondo parziale buco nell’acqua in due giorni; l’Abi, l’associazione delle banche, che annuncia ufficialmente l’aumento del costo di mutui e prestiti per le abitazioni e le imprese.

Finanza ed economia reale che stringono la morsa e fanno dire a Giorgetti, potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che il governo vuole l’attivazione dell’arma estrema, la palla in tribuna quando gli avversari pressano troppo: vietare le vendite allo scoperto in generale e sui titoli di Stato, la strategia speculativa più aggressiva che ci sia. Ma a dare questo ordine non è il governo, è la Consob, la Commissione che vigila su Piazza Affari, senza presidente da settembre per le dimissioni volute dalla maggioranza di Mario Nava. La nomina del nuovo presidente era attesa nel Cdm di ieri sera, turbato però dall’incidente in Aula. Ormai è urgente altrimenti l’esecutivo ha uno scudo in meno.

È stata una giornata di quelle che i polsi iniziano a tremare. Piazza Affari fa i minimi da dicembre 2016 sulla scia di Wall Street: Milano chiude con un meno 1,87 per cento. Il tasso sul decennale si porta al 3,61 per cento. Sotto pressione Saipem (meno 7,23) e i bancari. Largamente sotto le aspettative anche la seconda giornata di offerta del Btp Italia con scadenza novembre 2022: gli ordini sono stati pari a 241,32 milioni di euro mentre lunedì sono ammontati a 481,35 milioni. Il totale dopo due giorni sale a 722,67 milioni. Il dato si confronta con i 3,723 miliardi dei primi due giorni del Btp Italia lanciato nel maggio scorso. Secondo gli analisti, un’accoglienza così fredda cela in realtà una certa riluttanza sui titoli di stato italiani, sui timori legati alle politiche economiche del governo e all’impatto sui conti pubblici. Domani i Btp saranno offerti agli investitori istituzionali, e tra le banche Generali già ha assicurato la sottoscrizione. Anche gli altri istituti seguiranno questa strada.

Giornata nera. Che Salvini imputa alla «speculazione», che «noi bloccheremo». È l’anticipo della sortita di Giorgetti. Lo strappo dello spread è così forte nelle prime ore del mattino che il ministro del Tesoro Giovanni Tria, a margine delle cerimonie per i 100 anni della Camera dei deputati, si lascia scappare un «sono preoccupato». Mentre il vicepremier M5s Luigi Di Maio getta il cuore oltre l’ostacolo: «Sono certo che lo spread scenderà dopo che la Commissione emetterà il suo giudizio. Se serve, mi tatuo sulla pelle che restiamo in Europa». La tesi è che l’attesa di Bruxelles si sia scaricata sui titoli di Stato, e che a bocciatura della manovra acquisita tutto si placherà. Ma la giornata dimostrerà che le Borse hanno forse annusato prima di tutti le rotture evidenti nella maggioranza e il rischio, sinora mai così concreto, di una rottura nel governo nel mezzo della sessione di bilancio e nel cuore di un negoziato in salita con la Ue.

Non è un caso che la conferma dell’atteso incontro Conte-Juncker sia arrivata ieri. I due si vedranno sabato sera prima del vertice Ue sulla Brexit. Ma quale mandato avrà il premier? Trattare solo sui tempi e i modi della procedura d’infrazione o proporre reali cambiamenti alla manovra? Cosa può realmente proporre Conte mentre Lega e M5s si fanno dispetti clamorosi come quello sull’anticorruzione alla Camera? Molto dipenderà dallo spread che precederà il presidente del Consiglio a Bruxelles: se supererà 350 nei prossimi giorni, l’Italia potrebbe cedere alle richieste di ridurre le ambizioni della manovra in termini di deficit.

Anche perché adesso è ufficiale che anche l’economia reale sta soffrendo l’impatto dei differenziali. Renzi, Gentiloni e Brunetta, dalle opposizioni, già parlano di «recessione». A dare loro l’assist è l’Abi, l’associazione delle banche italiane. La tensione sui titoli di Stato italiani, avverte l’Abi, comincia a riversarsi sui mutui per le famiglie e sui prestiti per le imprese. Secondo l’associazione bancaria in ottobre si registra infatti un incremento «non ancora molto accentuato» dei tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento «risentendo dell’aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani». Il tasso medio dei mutui per le abitazioni è pari all’1,87% (1,80% in settembre), mentre quello sui nuovi finanziamenti alle imprese è dell’1,60% (1,45% il mese precedente). Peggio per il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni, che «è risultato in sensibile aumento nel corso degli ultimi mesi».

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