venerdì 13 dicembre 2013
In Italia 100mila casi seguiti dai Servizi sociali ma, secondo l’Oms, potrebbero essere nove volte di più.
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«La protezione del bambino è un bene irrinunciabile». Così Dario Merlino, presidente del Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) ha spiegato l’obiettivo degli “Stati generali sul mal-trattamento all’infanzia in Italia”, che si sono aperti ieri mattina a Torino e si concluderanno questa sera. Un momento di confronto e approfondimento per psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, insegnanti e quanti a vario titolo sono impegnati nella tutela dell’infanzia per evidenziare il problema della violenza sui minori. «Ma soprattutto – prosegue Merlino – per ragionare in un’ottica di prevenzione e protezione».Se “Proteggere i bambini nell’Italia che cambia” è il tema conduttore di questi Stati generali ecco che sono subito emersi i dati della mancata prevenzione: secondo la prima indagine nazionale di Cismai e “Terre des hommes”, 1 minore su 6 fra quelli assistiti dai servizi sociali dei Comuni italiani e 1 minore su 100 fra la popolazione minorile residente risultano vittime di maltrattamenti. In tutto, i casi seguiti dai servizi sociali sono 100mila, pari allo 0,98% della popolazione minorile. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, però, per ogni caso emerso ce ne sono almeno altri 9 che non vengono riconosciuti e curati. In Italia, quindi, sarebbero almeno 900mila i bambini a rischio maltrattamenti.Da Valerio Neri, direttore di Save the Children, uno spaccato sulla percezione del rischio di maltrattamento. Dall’analisi è emerso che per i genitori (il 43%) il contesto maggiormente a rischio è rappresentato dai centri sportivi, ma il 59% ritiene che i propri figli siano comunque sufficientemente tutelati contro gli abusi da parte di adulti in ambienti estranei a quelli familiari. Da parte dei ragazzi un dato segnalato che fa riflettere è che alla domanda se un abuso «succedesse a un tuo amico/conoscente pensi che lui ne parlerebbe a qualcuno?», solo il 39% ne riferirebbe ai genitori e il 18% agli insegnanti. «Anche su questo – conclude Merlino – si dovrebbe aprire una riflessione perché tutti i tagli che penalizzano il sistema scolastico si ripercuotono anche sulla possibilità da parte degli insegnanti di svolgere appieno ad un ruolo formativo, educativo e di porsi in ascolto di bambini e ragazzi».E proprio l’ascolto, nelle sue varie accezioni diventa un elemento fondamentale da parte di quanti sono in contatto con i bambini perché, come ha ricordato David Finkelhor, professore di Sociologia all’Università del New Hampshire, i piccoli «non hanno molto margine di scelta: non scelgono la famiglia in cui nascono, il quartiere in cui vivono, le scuole in cui studiano» ma bisogna poter offrire a tutti e prima possibile una vita sicura e un’opportunità di recupero.
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