sabato 13 aprile 2013
«Alto rischio criminalità e riciclaggio». Su poker e scommesse lettera agli istituti di credito. «Indagini e studi di settore testimoniano la connessione tra il riciclaggio e il comparto del «gaming», grazie all’uso di strumenti di pagamento anonimi».(di Nello Scavo)
LE ASSOCIAZIONI «Scommesse, i dati siano trasparenti»
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L'AZZARDO NON È UN GIOCO: AI AL DOSSIER
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Stavolta è Banca d’Italia a muoversi: «L’incremento dei trasferimenti finanziari nel settore del gioco avvenuto negli ultimi anni eleva il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata». L’analisi è dell’Unità di informazione finanziaria, gli implacabili 007 che hanno il compito di prevenire e investigare le operazioni sospette. La riprova che il «gioco legale» sta diventando il Cavallo di Troia nella cui pancia occultare i forzieri sporchi di sangue delle multinazionali del crimine.Con un documento di nove pagine partito giovedì dagli uffici di Palazzo Koch – mentre nelle stesse ore a Milano funzionari dei Monopoli accusavano la stampa di «allarmismi infondati» – vengono individuati tutti quei «comportamenti anomali» che devono far scattare l’allarme antiriciclaggio. Una lista di 59 indizi che tutte le istituzioni coinvolte, dalle banche e alle società che emettono carte di credito, devono tenere d’occhio e segnalare all’autorità finanziaria. Un campionario di stratagemmi, alcuni dei quali davvero insospettabili, dietro a cui si possono nascondere i cassieri della grande criminalità organizzata.«Recenti indagini e studi di settore – viene osservato nella circolare – testimoniano la connessione tra il riciclaggio e il comparto del gaming, agevolata dall’utilizzo nell’attività di gioco di strumenti di pagamento anonimi, dall’operatività sul mercato nazionale di soggetti privi del titolo concessorio, da episodi di truffa nella gestione delle apparecchiature installate nella capillare rete di esercizi pubblici».Si va dagli apparentemente innocui ma «ripetuti versamenti di somme, specie se in contanti o per importi frazionati, giustificati da asserite vincite al gioco», fino ai più complessi meccanismi escogitati per seminare i segugi di Bankitalia, movimentando una «pluralità di conti di gioco – è generalmente il caso di chi scommette via internet – riconducibili a un medesimo giocatore o a giocatori collegati», individuati sulla base dei dati anagrafici, dell’indirizzo di residenza, del recapito di posta elettronica o del conto corrente d’appoggio.Toccherà ai soggetti obbligati alla segnalazione, «nell’ambito della propria autonomia organizzativa e con le modalità ritenute più idonee, diffondere le indicazioni operative – precisa la Banca d’Italia – fra il personale e i collaboratori incaricati della valutazione delle operazioni sospette». In caso contrario, si profilano pesanti sanzioni.Gli enti che corrono maggiori «rischi operativi, legali e di reputazione» sono «le banche, Poste italiane, gli istituti di moneta elettronica e gli istituti di pagamento». Sebbene il tipo di allerta sia differente tra il gioco dal vivo, come le slot machine, e quello via internet, «nella prassi alcune anomalie – suggerisce la circolare di Via Nazionale – possono essere riscontrate in entrambi i settori», tanto che gli schemi operativi dei clan potrebbero risultare «complementari», rappresentando «distinte fasi di un complesso unitario di attività criminali».Tra i comportamenti da tenere sotto osservazione, l’Unità di informazione finanziaria segnala la «richiesta di effettuare scommesse distinte su un medesimo evento, indicando per ciascuna delle scommesse molteplici somme». Il più subdolo dei trucchi usati dagli emissari della criminalità finanziaria è però quello di spacciarsi per accaniti scommettitori. Può accadere che un concorrente effettui ripetute «operazioni di rilancio seguite dall’abbandono della partita». È in questo modo che si fanno entrare nei centri scommesse i capitali freschi delle mafie, depositando denaro sporco travestito da «gioco legale».
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