mercoledì 22 gennaio 2020
Domenica 26 gennaio le elezioni regionali. Parlano i due principali candidati
Pippo Callipo e Jole Santelli

Pippo Callipo e Jole Santelli

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Domenica 26 gli elettori di Emilia Romagna e Calabria sono chiamati al voto amministrativo per rinnovare il consiglio regionale e scegliere il nuovo governatore. Abbiamo posto alcune domande al candidato di
centrosinistra, Pippo Calippo, e a quello di centrodestra , Jole Santelli, principale sfidante.

Pippo Calippo (Centrosinistra): «Alla mia gente prometto una rivoluzione»

«Rivoluzione» e «amore». La campagna elettorale («A oggi 7mila km e 80 incontri») del 73enne imprenditore del tonno Filippo PippoCallipo sostenuto dalla lista da lui fondata, 'Io resto in Calabria', appoggiata dal Pd, e da quella di centrosinistra 'Democratici e progressisti' –. ruota attorno a due parole. Lo incontriamo a Catanzaro, durante una manifestazione a sostegno del procuratore Nicola Gratteri. «Rivoluzione vuol dire azzeramento di tutti quei sistemi clientelari o di 'comparaggio', che hanno portato la Calabria alla rovina e al sottosviluppo – argomenta Callipo –. L’amore invece è per la nostra straordinaria regione e per le persone che qui vivono e lottano ogni giorno, nonostante tutto. È da cinquant’anni che professo questo credo e intendo portarlo alla guida della Regione».

In concreto, se diventasse governatore, cosa farebbe?

Ho una formazione da imprenditore e inizierei col mettere ordine nell’amministrazione regionale. E a sburocratizzare le procedure farraginose che tengono sotto scacco cittadini e imprese. Basta con la discrezionalità di certi funzionari per fini poco trasparenti. È tempo di ascoltare le richieste dei cittadini onesti, che vogliono riappropriarsi dei propri diritti.

Quanto pesa la ’ndrangheta sul mancato sviluppo calabrese?

Moltissimo. Ormai ha quasi dismesso coppola e lupara ed è entrata nelle attività imprenditoriali e nel commercio per reinvestire denaro sporco. Magistrati e investigatori fanno la loro parte, noi cittadini dobbiamo fare la nostra, senza cercare scorciatorie illegali.

C’è chi dice che lei piacesse anche al centrodestra. Cosa ne pensa?

Non saprei, so che piacevo al M5s ma quel matrimonio poi non si è fatto. Io mi sono candidato con la mia lista (che nel 2010, col sostegno di Idv e Lista Pannella, raggiunse il 10%, ndr) e qualche ora dopo ho ricevuto l’appoggio del segretario dem Zingaretti, che ha sposato il mio programma.

Da giorni lei sollecita agli elettori 5s e a quelli di Tansi un «voto utile » in suo favore. Perché?

Questa sfida elettorale è fra chi vuole continuare a mantenere vecchie logiche clientelari e chi vuole ridare la Calabria ai cittadini. È una battaglia cruciale e dico agli elettori 5s, agli altri e agli indecisi: non possiamo perderla.

Jole Santelli (Centrodestra): «Vecchia politica? Macché. La Regione torni normale»

«Sono scesa in campo, perché amo la mia terra...». Reduce da una fastidiosa raucedine che l’aveva tenuta ferma per qualche giorno, Jole Santelli ha ricominciato a tenere comizi. «Finora 7.126 chilometri percorsi e 93 incontri con gli elettori», snocciola. Vicesindaco di Cosenza e deputata di Forza Italia, è la candidata attorno alla quale il centrodestra si è infine ritrovato dopo uno scontro in seno ai forzisti. «Non era nei miei programmi essere la candidata alla Presidenza. A volte, però, la vita riserva dei colpi di scena...».

Alcuni sondaggi la danno in vantaggio sugli altri candidati. Qual è la sua ricetta per il futuro della Regione?
Ho una squadra molto coesa e un programma che non è il libro delle favole, ma una serie di atti concreti da attuare. Gli asset principali sono agricoltura, innovazione tecnologica, turismo e cultura. E un filo unisce tutto: l’occupazione.

In questa terra, purtroppo, disoccupazione, carenza d’infrastrutture e d’investimenti e infiltrazioni criminali sono tare annose. Cosa farebbe se diventasse presidente?
La Calabria non è solo cronaca nera, malasanità o economia che stenta a decollare. Ha tantissime luci accese, nascoste però dalle troppe ombre. Occorre ripartire dalle eccellenze. Ma non voglio nascondere la polvere sotto il tappeto: se diventerò presidente, mi siederò a un tavolo con gruppi di esperti per affrontare il tema sanità e ricostruirò un rapporto più credibile con Roma sul tema dei trasporti. Intendo restituire "normalità" alla Calabria.

Non è semplice parlare di "normalità" quando le inchieste svelano in continuazione losche cointeressenze fra ’ndrangheta e Pa. Quale sarà il suo impegno su quel fronte?
Per troppo tempo, a casa nostra si è cercato di accontentare gli "amici degli amici, innescando circoli viziosi. Se si governa con le mani libere, non si deve temere nulla.

I suoi sfidanti ritengono che lei rappresenti la "vecchia politica" che non ha saputo risolvere i problemi calabresi...
Se appartenere allo stesso partito da vent’anni significa rappresentare la "vecchia politica", ne sono fiera. Conosco il territorio, lavoro da anni su temi cruciali. Certo, bisogna fare i conti con la disaffezione alla politica, ma riconquisteremo la fiducia dei cittadini coi fatti.


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