giovedì 31 marzo 2016
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Il premier proclama l'entrata in carica dei ministri Ma l’esecutivo resta «assediato» in una base navale Che la “partita” sia solo all’inizio, e l’esito tutt’altro che scontato, lo confermano – indirettamente – le parole dell’inviato dell’Onu, Martin Kobler. Se lo sbarco a Tripoli del premier del governo di unità nazionale, Fayez al-Sarraj è «una tappa importante » nella transizione democratica libica, resta «urgente un pacifico e ordinato passaggio dei poteri» all’esecutivo. Insomma, il difficile viene adesso. Al-Sarraj sembra deciso a fare la sua parte e come primo atto «ha proclamato l’entrata in carica del governo di unità nazionale da Tripoli». Quindi ha lanciato l’appello a tutti i libici «a unirsi» contro il Daesh, sottolineando «l’attaccamento alla conciliazione nazionale » e la volontà di «tener fede ai principi della rivoluzione del 17 febbraio 2011» che portò alla caduta del regime di Gheddafi. Ma la (fragile) creatura istituzionale – che ha l’immane compito di pacificare un Paese lacerato, ostaggio delle milizie e alle prese con l’ingombrante presenza del Daesh – deve fare subito i conti con la situazione del terreno. Che è e resta inquietante. Tanto che il governo sembra già costretto a giocare in difesa, a “blindarsi”. Ad accoglierlo le parole non proprio pacifiche del “premier” del governo di Tripoli, Khalifa Ghwell – non riconosciuto e ostile ai disegni dell’Onu –: «Sarraj? Ha due opzioni: consegnarsi alle autorità o tornare a Tunisi». Il suo viene definito «un gruppo di intrusi», da combattere con le armi. E ai suoi sostenitori è stato impedito di manisfestare con tanto di colpi di arma da fuoco. Lo sbarco di Sarraj segnala tutte le difficoltà che l’operazione dovrà fronteggiare. Perché sbarco è stato. I componenti del Consiglio presidenziale sono giunti da Tunisi a Tripoli «dal mare», sbarcando nella base militare navale Abu Seta che si trova poco fuori la città. I membri dell’esecutivo – tranne i due membri che da tempo si sono autosospesi, ovvero i rappresentanti di Brega, Ali al-Qatarani e Omar al-Aswad – erano partiti da Tunisi a bordo «di alcune imbarcazioni». L’arrivo via mare sarebbe stato deciso dopo un fallito tentativo di raggiungere la città via aerea tramite l’aeroporto di Mitiga all’alba di ieri, quando sono stati sentite diverse esplosioni nella zona provenienti dai colpi di artiglieria anti- aerea sparati dalle milizie legate al governo non riconosciuto. Si era anche parlato di un intervento delle Marina italiana, ricostruzione subito smentita dalle autorità libiche, pronte a respingere “tutele” straniere ritenute pericolose. Il governo di unità libico «userà la base navale come quartier generale temporaneo in attesa che sia garantita la sicurezza in un’altra sede a Tripoli». A chiarirlo il consigliere per i media del premier designato, Fathi Ben Aissa. In base a un rapporto della commissione per la sicurezza del governo di riconciliazione nazionale, presentato alla missione Onu in Libia presso la sede temporanea dell’esecutivo di Tunisi, al-Sarraj non può muoversi liberamente nella capitale libica senza una forte protezione delle milizie locali. Per questo è stato chiesto di attendere la nascita di una Guardia presidenziale specializzata nella difesa del nuovo governo. «L’arrivo del Consiglio di Presidenza nella capitale rappresenta un’opportunità unica per i libici di tutte le fazioni, per unirsi e riconciliarsi », è stata la reazione dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini. A sua volta il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni ha parlato di «un altro passo avanti per la stabilizzazione del Paese. Guardiamo con interesse alla determinazione del governo libico. È una decisione che siamo pronti a sostenere». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ARRIVO. Il saluto della Marina libica al premier Fayez al-Sarraj (Ap)
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