venerdì 10 settembre 2010
Il ministro della giustizia ostenta sicurezza anche sulla durata del governo: «Sono convinto che la maggioranza ce l’abbiamo». Di Pietro: adesso Berlusconi ha paura dei processi.
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«Siamo fiduciosi». Il ministro Angelino Alfano sposa la nuova linea del premier improntata alla fiducia sul futuro della maggioranza e la applica alla giustizia e ai rapporti con la Corte Costituzionale. Ne viene fuori una dichiarazione all’ammorbidente, che apre nuovi orizzonti sugli obiettivi concreti del governo in questo scorcio di legislatura. «Nutriamo una grande fiducia nei confronti della Corte Costituzionale che è chiamata a pronunciarsi il 14 dicembre» sulla costituzionalità della legge sul legittimo impedimento. «Siamo fiduciosi perché il Parlamento l’ha approvata in ossequio ai dettati della Costituzione».Il ministro della Giustizia ha preso la parola alla Scuola di formazione politica del Pdl, che si sta tenendo a Gubbio, e ha affrontato tutti i temi caldi del momento partendo dalle questioni legate alla giustizia. Tema sul quale «crediamo che si possa trovare una forte intesa per portare avanti il programma di governo», senza dimenticare «le scadenze istituzionali» come quella del 14 dicembre. Poi ha replicato a Gianfranco Fini: «Noi non facciamo leggi ad personam ma a beneficio di tutti gli italiani». Proprio come Fini, però, ieri Italo Bocchino ha definito «non votabile» un provvedimento sul processo breve dal quale non sia stata stralciata «la norma transitoria per risolvere il problema di Berlusconi».Un aut aut sul quale Alfano non ha fatto una piega. Del resto il processo breve non è nei cinque punti intorno ai quali Berlusconi ha fissato la piattaforma programmatica per proseguire con questa maggioranza il percorso di legislatura. Così il Guardasigilli ha potuto mostrare il suo lato ottimista anche sull’argomento governo: «Berlusconi verrà in aula a fine settembre per tracciare la strada... Se abbiamo una maggioranza andremo avanti. Io sono convinto che la maggioranza ce l’abbiamo e che il governo continuerà a lavorare. Se non ci fosse maggioranza, niente governo tecnico, andremo a votare».Miele sparso a piene mani. Considerando che sulla decisione della Consulta sul legittimo impedimento l’entourage del premier non è mai stato ottimista e spesso si è anzi espresso denunciando una presunta ostilità dei giudici costituzionali sull’argomento, si comprende la strategica importanza delle dichiarazioni di Alfano. E altrettanto si potrebbe dire del corollario sulla tenuta della maggioranza e sulle leggi ad personam. Se la maggioranza non dovesse tenere, si osserva nell’ambiente del Pdl, e le Camere dovessero essere sciolte prima del varo della legge sul processo breve in versione integrale, il tetto del legittimo impedimento non proteggerebbe più il premier dalle sue sorti processuali. Considerazioni che ieri Antonio Di Pietro ha fatto apertamente: «Berlusconi vuole tenere in piedi il governo a tutti i costi perché ha paura dei processi».Su processo breve anche il Pd non intende mollare la presa. «Non avalleremo alcun salvacondotto giudiziario», ha sostenuto il capogruppo in Commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti. E il responsabile del settore giustizia del partito, Andrea Orlando, ha voluto precisare che «le nostre priorità in tema di giustizia sono condivise sia dalla magistratura che da parte dell’avvocatura». Il riferimento è ad alcuni incontri avuti in questi giorni fra il Pd col presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, e col presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura italiana, Maurizio De Tilla. Sul processo breve il leader dell’Anm è stato persino sferzante: «Abbiamo parlato di come trovare i mezzi e le strutture per fare i processi e non di come non farli».
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