mercoledì 20 luglio 2016
 
COMMENTA E CONDIVIDI

"Era una scena surreale. Cipriano Chianese chiacchierava e rideva coi suoi avvocati, come se la sentenza che stava per arrivare non lo riguardasse": Alessia Mancini ha sedici anni ed era nell'aula 116 del Tribunale di Napoli venerdì scorso, per la sentenza di primo grado al processo Resit. Alessia è la figlia di Roberto Mancini, il poliziotto - Medaglia d'oro al Valor civile - che per primo indagò sulla Terra dei fuochi e morì per aver contratto la leucemia proprio durante quelle indagini.

 

 

ZQgVWM3y0-k;430;242

 

 

Dov'era suo padre venerdì? "In quell'aula insieme a noi, certo. Il processo Resit è il frutto del lavoro di mio padre", dice Alessia. E la sentenza in qualche modo lo tiene in vita… "Assolutamente sì". Ma non è contenta per i vent'anni dati al principale imputato, quello che suo padre definiva "il broker dei rifiuti": in quella terra - spiega - c'è "una vera propria strage, ma sembra che la gente non la percepisca in questo modo. Perciò c'è anche un po' di amarezza".

Sarà presente alla sentenza di appello, quando arriverà. Intanto non ha dubbi: chiedednole se è sempre decisa a fare la poliziotta come papà, risponde "assolutamente sì, quello è il mio boettivo nella vita, non si discute!".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: