venerdì 20 maggio 2016
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Bambino Gesù. ROMA Uno scacco matto all’Hiv utilizzando le cellule dei bambini sieropositivi, per sviluppare nuovi e più efficaci farmaci. La sfida è imponente, ma per affrontarla si è scelto il vecchio metodo dell’unione che fa la forza. Con questa filosofia, perciò, parte il progetto di ricerca trasnazionale Epiical di cui sarà capofila appunto l’Italia, grazie alla piattaforma di Fondazione Penta – network internazionale che riunisce centri universitari di altissimo livello in tutto il mondo – e all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. E grazie a un finanziamento per i prossimi cinque anni di 8 milioni di euro da ViiV Healthcare, un’azienda farmaceutica che si occupa unicamente di questa patologia. Il punto di partenza è appunto curare al meglio i bambini che nascono sieropositivi, per 'negativizzare' immediatamente l’infezione da virus Hiv-Aids e sviluppare più rapidamente farmaci innovativi che nel futuro potrebbero eliminare per lunghi periodi, e forse definitivamente, il virus dall’organismo dei malati (anche adulti). Anche nella terapia retrovirale – il cocktail di farmaci usati comunemente oggi per gestire la malattia – il contributo dei bambini fu fondamentale. Visto che «la più efficace cura all’Aids – spiega Paolo Rossi, direttore del dipartimento Pediatrico universitario del nosocomio Bambino Gesù, durante la presentazione ieri a Roma – è stata l’introduzione della terapia combinata antiretrovirale nelle fasi più precoci dell’infezione», ad esempio nei casi di virus trasmesso dalla madre infetta al neonato. I bambini che in quel contesto hanno avuto la terapia precoce sviluppano più facilmente una barriera immunologica, continua il dirigente medico, per cui «in alcuni casi, sospesa la terapia sono stati per lungo tempo senza virus Hiv». Non saranno comunque pochi a beneficiare dei risultati del progetto, se si pensa che nel mondo ci sono 2,6 milioni di bambini malati di Hiv (appena un terzo sotto cure antivirali), e l’infezione corre a ritmo di un nuovo caso ogni 2 minuti. In Italia i minori sieropositivi sono tra 800 e mille, con un ritmo di 3-4 nuove diagnosi di infezioni all’anno, mentre tra gli adulti si arriva a 4mila nuovi casi ogni dodici mesi. Anche se il 95% delle infezioni avviene nei Paesi dell’Africa sub sahariana, è il monito di Martina Penazzato, responsabile Hiv pediatrico dell’Oms – questo non significa che il problema non riguardi anche l’Europa e l’Italia». Soprattutto per i costi delle continue terapie retrovirali a carico della sanità pubblica. Per tutti questi motivi insomma, «c’è ancora bisogno di individuare nuovi farmaci, che possano giungere prima possibile al malato », aggiunge il presidente della Fondazione Penta, Carlo Giaquinto, ricordando che al progetto aderiranno 26 centri di tutto il mondo. Alessia Guerrieri © RIPRODUZIONE RISERVATA
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