sabato 14 maggio 2016
​​​​Dopo la conferma delle condanne in Cassazione i quattro dirigenti italiani si sono consegnati stamattina in questura. Per i due tedeschi invece ci sarà una procedura speciale. Nel rogo del 2007 morirono sette operai.
Thyssen, scatta l'ora degli arresti
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La procura generale di Torino ha emesso gli ordini di carcerazione per i 4 imputati italiani condannati ieri sera, in via definitiva, dalla Corte di Cassazione per il rogo della Thyssen, quando nel 2007 morirono 7 operai in seguito alla fuoriuscita di olio bollente. Per gli altri due imputati, di nazionalità tedesca, si seguirà una procedura differente coordinata in Germania dalle autorità locali I quattro imputati italiani condannati si sono consegnati spontaneamente alle forze dell'ordine e, dopo le formalità di rito, sono stati trasferiti in carcere. In particolare, Daniele Moroni (condannato 7 anni e 6 mesi) e Marco Pucci (6 anni e 10 mesi) si sono presentati alla questura di Terni, mentre Raffaele Salerno (7 anni e 2 mesi) e Cosimo Cafueri (6 anni e 8 mesi), da quanto si apprende, a Torino. CONDANNA CONFERMATA IN CASSAZIONE La giornata era cominciata male, tra polemiche per il procuratore generale che non aveva chiesto la conferma delle condanne, ma un nuovo processo d’appello per rideterminare le pene. La corte di Cassazione non gli ha dato ascolto, confermando le condanne per i sei imputati del rogo nello stabilimento Thyssen, quando nel dicembre 2007 morirono 7 operai. La pena più alta è di 9 anni e 8 mesi inflitta all’amministratore delegato Harald Espenhahn, quella più bassa, di 6 anni e 3 mesi, per i manager Marco Pucci e Gerald Priegnitz. Condannati inoltre gli altri dirigenti Daniele Moroni a 7 anni e 6 mesi, Raffaele Salerno a 7 anni e 2 mesi e Cosimo Cafueri a 6 anni e 8 mesi. «È una vittoria, una vittoria per noi e per tutte le vittime morte sul lavoro». Così le mamme, le sorelle e le mogli dei sette operai morti a causa del rogo dello stabilimento Thyssen di Torino, hanno accolto il verdetto della Cassazione. «Oggi ascoltando le richieste del pg abbiamo pianto di rabbia. Ora – dicono tutte insieme – possiamo andare dai nostri ragazzi al cimitero e dire che finalmente c’è stata giustizia e ci sono pene severe, anche se il nostro dolore è per sempre». Nel corso della giornata i parenti delle vittime e i sindacati avevano usato parole molto dure, temendo un annullamento delle condanne e nuove lungaggini giudiziarie. Ma a calmare le parti lese è intervenuto Raffaele Guariniello, il magistrato ora in pensione autore della prima inchiesta sulla Thyssen. «Abbiate fiducia nei giudici della Corte di Cassazione », aveva suggerito ad un familiare di un operaio deceduto nel rogo. «Mentre era in corso la camera di consiglio - ha raccontato la testimone - ho telefonato al procuratore Guariniello per avere un pò di conforto. Lui ci ha detto di avere fiducia nei magistrati e ci ha consigliato bene, perché effettivamente non c’era alcun motivo perché questo processo ritornasse nuovamente a Torino per un nuovo appello». Una morte atroce, tra le fiamme. Persero la vita Giuseppe Demasi, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Rocco Marzo, Angelo Laurino e Roberto Scola. L’unico superstite è Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Pd. «Sarebbe stato veramente assurdo – ha commentato Boccuzzi subito dopo la sentenza – se oggi la Cassazione avesse deciso di disporre l’ennesimo processo di appello. Dopo le richieste della procura generale era subentrato in noi sconforto misto ad amarezza. E invece oggi è stata proclamata la giustizia. Ringraziamo i giudici per quello che hanno fatto, oggi qualcuno ci ha aiutati». Il primo processo in Cassazione era partito il 24 aprile 2014 e il sostituto procuratore della Cassazione, Carlo Destro, davanti alle sezioni riunite del Palazzaccio, aveva chiesto che venissero confermate le pene di appello, ossia ridotte rispetto alla sentenza di primo grado. La corte di Cassazione, a sezioni unite penali, aveva invece deciso di rinviare gli atti alla corte d’assise d’appello di Torino per rideterminare le pene dei sei imputati. I giudici supremi, infatti, avevano deciso di confermare la responsabilità degli imputati ma avevano annullato senza rinvio una parte della sentenza di appello che riguarda una circostanza aggravante. A questo proposito si è espressa la Corte d’assise d’appello di Torino il 29 maggio 2015 riducendo le pene per tutti i sei imputati. Dopo ore di apprensione, anche i sindacati hanno potuto esprimere soddisfazione per il verdetto. «Dalla Corte di Cassazione una decisione saggia su Thyssen. La giustizia ha vinto. Ma ora più sicurezza e meno tragedie sul lavoro», ha reagito con un tweet la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. «Siamo soddisfatti, finalmente – ha osservato il segretario confederale della Cgil Fabrizio Solari – si arriva alla condanna definitiva dopo una vicenda processuale durata fin troppo».
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