sabato 18 aprile 2020
Avviato dall'Inps il pagamento del bonus di 600 euro, ma non tutti l'hanno già avuto. Accelerata sulla Cig, ma scogli su anticipo in banca: soldi solo a fine mese
Alle prese con il sito dell'Inps

Alle prese con il sito dell'Inps - Ansa

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Il lungo stress degli aiuti monetari ai “contagiati economici” da coronavirus procede. Ma ancora lentamente. Il governo sembra aver “messo una pezza” sui 600 euro per i lavoratori autonomi: il pagamento del bonus è cominciato (almeno), ma l’impegno del ministro dell’Economia, Gualtieri, a «pagare tutti entro venerdì» non è stato rispettato. Sui canali social dell’Inps in molti hanno confermato, festanti, di averli ricevuti: «Sono commossa», scrive a esempio Sara Barbieri. Ma non sono poche anche le segnalazioni – da varie parti d’Italia – di chi invece non li ha visti. Con un caso nel caso: fra i “delusi” c’è più di qualcuno che ha fatto domanda il 1° aprile, primo giorno in cui era possibile, mentre altri che l’hanno fatta il 2 e il 3 hanno avuto il bonifico. «I pagamenti stanno continuando anche in queste ore», rassicura comunque l’istituto.

Per i lavoratori Cassa ancora vuota. Sul resto, però, la rotta è ancora incerta. A partire dall’altro cardine dei sussidi: la Cassa integrazione in deroga per oltre 3 milioni d’italiani. Il 31 marzo tutti avevamo annunciato, dopo l’intesa fra Abi (l’assobancaria) e le parti sociali, che le banche l’avrebbero anticipata rispetto ai tempi dell’Inps, fino a 700 euro al mese, a partire dal 15 aprile. La realtà, però, continua a essere diversa, nonostante gli sforzi delle parti in causa. A frenare tutto è sempre lei, l’eterna presenza dei mali italici: la burocrazia che si annida ovunque, nel cui nome i controlli (formali) si moltiplicano. Qualcosa si è mosso, tuttavia, proprio nelle ultime ore. Ce lo racconta, a esempio, Aldo Natali, imprenditore con una struttura di fatto ferma dai primi di marzo e 4 collaboratori da allora a casa in attesa della regolarmente richiesta Cig in deroga (ai quali per correttezza lui, da “capo”, ha versato una somma per non lasciarli senza entrate). La scadenza del 15 è passata, ma ieri mattina è stato contattato via mail da un’agenzia di Roma centro di Intesa: «La pratica ha già un numero Inps – racconta Natali –, eppure non basta. Mi hanno inviato ora altre 3 pagine di modulo che devo compilare – peraltro uno per ogni dipendente – e rimandare via Pec. Ma l’aspetto paradossale – prosegue – è che mi chiedono anche copia del modulo SR41, che abitualmente è collegato alla liquidazione della prestazione. Ma se l’assegno non viene liquidato, come posso io entrarne in possesso?».

Riaperti i cantieri stradali a Spirano (Bergamo)

Riaperti i cantieri stradali a Spirano (Bergamo) - Ansa

Accade così, nella Capitale e in tanti altri sportelli nel Paese. E per quei 4 lavoratori (da lungo tempo a secco di nuove entrate), come per tanti italiani, sarà un altro fine settimana gramo. Anche i consulenti del lavoro confermano l’accelerazione delle ultime ore: ieri dall’Inps sono giunte le autorizzazioni alle Regioni, ora la palla torna appunto alle imprese. Ma ci vorrà ancora qualche giorno. D’altronde i consulenti l’avevano detto: «Le richieste sono troppe – spiega Ivano Salazaro, consulente in Umbria –. Purtroppo, con le attuali imposizioni normative e le criticità procedurali era tecnicamente impossibile che i lavoratori potessero ricevere le spettanze entro il 15, si pensa che arriveranno al più presto a fine mese». Per questo alcune Regioni, come il Veneto e la Lombardia, si sono attrezzate con un loro specifico accordo con gli istituti di credito, si spera più veloce. E a complicare il quadro, prosegue Salazaro, «c’è anche il fatto che esistono 25 procedure in parte diverse per la Cassa, a seconda dei settori economici. Un guazzabuglio».

Prestiti alle imprese: non 400 miliardi, ma solo 25. Ma queste difficoltà della Cig sono nulla in confronto al “mare magnum” della norma sui prestiti inserita nel decreto 23, il “salva–imprese”. Presentata in pompa magna, nella conferenza stampa di lunedì 6, come «una potenza di fuoco da 400 miliardi», espressione del premier Giuseppe Conte. Al governo si continua a dire che dall’inizio della prossima settimana sarà possibile ricevere i primi prestiti, almeno per le aziende piccole che possono chiedere solo fino a 25mila euro (attenzione: purché sia pari al 25% del fatturato annuo, altrimenti sarà in proporzione minore), gli unici garantiti al 100%. Ma anche qui il quadro è diverso. Girando per banche, da una filiale Ubi a una di Banco Desio, si ricevono ancora notizie molto generiche. Il motivo è presto detto: «La potenza di fuoco nella realtà – spiega un tecnico come Enrico Zanetti, ex viceministro dell’Economia – purtroppo non la fanno, come pensa chi vive nel mondo delle conferenze stampa, le parole e i commi di un testo che fissa soltanto il tetto massimo di impegni, ma lo stanziamento di risorse davvero disponibili per quegli impegni. E l’art. 1 del decreto stanzia invece un miliardo, sì, solo un miliardo». Non è finita: la leva standard utilizzata per questo genere di garanzie dal Tesoro è di 12,5, ossia per ogni euro stanziato è possibile rilasciare garanzie su 12,5 euro di finanziamento.

Ora, anche ipotizzando che Sace Spa, la società incaricata di prestare le garanzie, «operi con una leva finanziaria di 20 – prosegue Zanetti – significa che al momento la potenza messa in campo dallo Stato non è di 400 miliardi, bensì di appena 20 miliardi». Ancora più «drammatica, se possibile», secondo Zanetti, è la situazione per le Pmi: perché, col relativo stanziamento aggiuntivo di 1,729 miliardi aggiuntivi e la decisione, presa dal consiglio del Fondo, di deliberare una leva finanziaria di 1 a 3 «la capacità operativa è ridotta a 5,18 miliardi, per cui il fattore tempo nella presentazione delle richieste gioca un ruolo non secondario». E ricorda, l’esperto veneto, che per arrivare a 400 miliardi di garanzie effettive si sarebbe dovuta adottare la proposta di Italia Viva (non passata), che proponeva di stanziare 33 miliardi. Cosa che non si è fatta nell’attesa, finora vana, di buone notizie “speciali” dall’Europa.

Anche Unimpresa ha lamentato nei giorni scorsi pure la documentazione complessa richiesta alle aziende, con una procedura che non è stata affatto semplificata dal governo col decreto d’urgenza. «La comunicazione del governo è stata finora approssimativa: genera false aspettative presso imprese e famiglie, siamo al limite delle fake news», rincara la dose Isa Gatti, presidente di Unimpresa Lombardia, aggiungendo che «riceviamo migliaia di telefonate di imprese che hanno bisogno di certezze».

Un passo in avanti si è avuto però giovedì sera, quando il Mediocredito centrale, gestore del Fondo di garanzia, ha reso noto di aver messo sul sito del Fondo stesso, “con piena operatività”, la procedura on–line che consente agli istituti di credito di “caricare” le richieste raccolte nei primi giorni. Un passaggio fondamentale perché, senza la formale presa in carico dell’istanza da parte del Fondo, ciascuna banca rimarrebbe esposta al rischio che il medesimo beneficiario faccia, a esempio, richiesta a più istituti, con freni per la procedura. Ora invece, una volta ricevuto riscontro dal Fondo, la banca potrà procedere all’erogazione dei fondi, senza attendere la fine dell’istruttoria. Ma i soldi potrebbero bastare solo per 350/400mila.

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