sabato 23 novembre 2013
Persistono freddo e pioggia nell'area di Olbia. L'Asl diffonde le precauzioni per proteggersi dal rischio di epidemie. 37mila imprese danneggiate. Intanto una rete di centinaia di persone organizza la risposta al disastro. Molti anziani non vogliono lasciare le case terremotate. Come aiutare.
​​​Quel canto che aiuterà gli sfollati​ (Antonio Maria Mira)
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Il rischio che possano scatenarsi epidemie nella zona colpita dall'alluvione; il persistere di freddo e pioggia nell'area di Olbia, e l'allerta meteo prorogata di altre 24-36 ore sulla Sardegna; le 37mila imprese danneggiate, e un quarto di esse appartengono al settore artigiano. È il quadro che l'isola propone a distanza di giorni dalla devastazione e dai lutti provocati dal ciclone Cleopatra. In particolare l'Asl di Olbia ha diffuso un avviso alla popolazione con le precauzioni igienico-sanitarie da seguire per proteggersi dal rischio di epidemie. L'EMERGENZE, GLI AIUTI di Paolo Viana«Scarpe da bambina! Scarpe da bambina! A chi servono le scarpe da bambina?». Sembra di assistere a un’asta ed in effetti al Centro Servizi Umanitari da quattro giorni va all’incanto l’emergenza freddo. Nuove piogge sono in arrivo sulla Sardegna martoriata, Cleopatra potrebbe dare il colpo di grazia e per quanto le vie di Olbia siano state ripulite dal fango, nelle case alluvionate è come se la notte di lunedì non fosse mai finita. Gruppi di giovani della Caritas battono i quartieri popolari colpiti dalla calamità: Sant’Antonio, la zona industriale, la zona 7... Un porta a porta di sopravvivenza. Molte famiglie e soprattutto gli anziani sono rimasti nelle case zuppe di acqua malsana, ad attendere l’avanzare dell’inverno. Testardi. Con conseguenze ovvie. In via Basilicata, nella serata di giovedì, carabinieri e 118 hanno salvato un bimbo di cinque mesi dall’assideramento: era rimasto con la mamma nella casa isolata, madida e senza riscaldamento.L’alternativa sensata è svuotare la casa di tutto - arredi, vestiti, ricordi, la marea di fango non risparmia nulla e poco si recupera -, quindi accettare l’ospitalità dei parenti, degli amici o delle istituzioni. Ufficialmente, il numero degli sfollati è precipitato in poche ore a 460. Di costoro, 230 ospitati nelle strutture di accoglienza alberghiere ed extra-alberghiere, come scuole, palestre e saloni parrocchiali, mentre altrettanti avrebbero trovato rifugio da amici e conoscenti. Numeri che rivelano la voglia di normalità dei sardi, più ancora che l’entità del danno, che resta ingente e diffuso.La rete della solidarietà spontanea e organizzata conta ormai centinaia di volontari. La Protezione civile ha messo in campo le risorse necessarie, assicurando agli albergatori un rimborso di 30 euro a persona, più 15 per il pasto; in realtà, molti sfollati cercano di restare comunque nelle case alluvionate, chi per vergogna, chi per paura degli sciacalli. Ce lo conferma suor Luigia Leoni, direttore della Caritas diocesana - «si sono verificati episodi di sciacallaggio, la gente ha paura ad andarsene da casa anche se deve convivere con l’umidità e lo sporco» - e così pure Annamaria Chessa, che nel frattempo ha trovato a chi servissero le scarpe da bambina e vuole lanciare un appello: «Pale, ci servono pale, l’emergenza fango non è finita, abbiamo tante braccia e pochi attrezzi per pulire. Eppoi ci servono i materassi e le coperte, più ancora delle vivande».La presidente della onlus Agorà, che dirige il flusso di mezzi di prima necessità al centro di via Canova (dove, in tempi normali, hanno sede il dormitorio Caritas e la casa di accoglienza di Agorà), sostiene che «agli sfollati manca tutto ma non tutto serve». Lo stesso pensa la missionaria delle figlie di Gesù crocifisso cui il vescovo di Tempio-Ampurias ha affidato il compito di gestire le forze della Chiesa schierate in quest’emergenza: «Le chiese sarde sono eccezionalmente solidali - ci dice suor Luigia -. L’emergenza non è finita ma è bene che gli aiuti vengano soprattutto dalla Sardegna, perché è più semplice la logistica». La Caritas ha allestito diversi centri in città e il coordinamento dell’organizzazione si trova nella Casa del Vescovo di Olbia, attigua alla chiesa di San Paolo. Una rete che dà concretezza alla parola "prossimità" anche se sarebbe inefficace senza il servizio di "chiamata" dei volontari, che vanno a bussare alle porte delle case più sventurate, per scardinare quel malinteso senso della dignità che impedisce a molti disastrati di chiedere aiuto. «Nonostante tutto questo, siamo forti e ce la faremo: me lo ripetono in molti» spiega suor Luigia e di questa voglia di riprendersi il vescovo di Tempio -Ampurias monsignor Sebastiano Sanguinetti si è fatto interprete creando anche un fondo di solidarietà "per il domani" che aiuterà gli alluvionati a ricostruirsi una normalità: si può contribuire con un bonifico bancario presso la Banca di Credito Sardo, agenzia di Tempio, iban: IT83Z035985081100000000286. Per l’oggi, c’è questo esercito della solidarietà che bussa alla porta, si offre di pulire le case e di rinfocillare le persone. Braccia preziose in queste ore, braccia sarde ma non solo. Come le braccia di Isaac, vent’anni, che lunedì notte hanno salvato la vicina dall’annegamento e da allora non si son più fermate.​​​

 

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