mercoledì 19 marzo 2014
Il vescovo di Taranto dopo l'agguato di mafia e la morte di un bimbo di 3 anni. Acquisite le immagini di una telecamera.
ANALISI Dobbiamo aprire le braccia per non lasciare soli i figli delle famiglie mafiose (A.M.Mira)
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A Taranto è già primavera eppure la città riapre gli occhi sgomenta, per il triplice omicidio di lunedì sera, avvenuto sulla Statale 106 che collega il capoluogo ionico a Reggio Calabria. Una strage di stampo mafioso in cui ha perso la vita anche Domenico Petruzzelli, che avrebbe compiuto tre anni in estate. Crivellata di colpi la Chevrolet rossa su cui viaggiava insieme ai fratelli di 6 e 7 anni, rimasti illesi, alla madre, Carla Maria Fornari, già vedova di mala ed al suo nuovo compagno, il quarantatreenne Cosimo Orlando, in semilibertà, che scontava la pena per un duplice omicidio maturato sempre in ambienti legati alla criminalità organizzata. Uccisi gli adulti, i sicari non hanno risparmiato nemmeno lui e per questo la voce dell’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, ieri si è alzata ancora più forte. «Mi turba oltremodo che si possa uccidere con tanta facilità e puntare le armi senza pietà su donne e bambini. Il sangue degli innocenti, come ci ricorda la Bibbia – ha intimato ai colpevoli – grida verso Dio dalla terra. Un regolamento di conti così brutale interroga tutti. Credo sia giunto il momento di prendere in carico seriamente il progressivo abbruttimento e impoverimento del nostro tessuto sociale, lottando contro le cause di questi atti e le azioni barbariche che ne seguono, a causa delle quali pare scomparsa del tutto l’umanità». «Vorrei – ha concluso Santoro – che invocassimo il Signore affinché il sentimento di vendetta non trovi accoglienza nei cuori delle persone coinvolte ed in ciascuno di noi; perché si spezzi la catena di odio, perché la violenza non chiami violenza e altro sangue». «Un dolore atroce - ha commentato il premier Matteo Renzi – da padre, prima che da presidente del consiglio». «Lo Stato darà una risposta rapida e concreta ad un fatto di inaudita ferocia» – ha sottolineato il ministro degli Interni Angelino Alfano, inviando in Puglia 73 uomini, tra poliziotti e carabinieri, per fare luce sul caso. Le indagini, affidate ai Carabinieri di Taranto e di Massafra, proseguono senza sosta ma la vicenda appare quanto mai complessa. Si cercano, anche attraverso le immagini delle telecamere stradali, i sicari che alle 21.30 di lunedì viaggiavano all’interno di un auto nera che ha affiancato l’utilitaria in cui si trovavano Cosimo Orlando, la compagna e i figli di lei. I colpi sono stati sparati a poca distanza e solo sulla parte anteriore del veicolo. I due bambini più grandi, seduti sui sedili posteriori, per questo sono riusciti a sfuggire alla morte. Orlando viaggiava in direzione Taranto. Era infatti obbligato a tornare ogni notte in carcere per il regime restrittivo a cui era sottoposto. Questo, dalle indiscrezioni degli inquirenti, sembra che non lo avesse fatto desistere dal rivestire un ruolo di spicco nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti. I moventi al vaglio degli investigatori però sono diversi. In primis proprio il giro del malaffare legato alla droga, ma non si può escludere il regolamento di conti, essendo la vittima a sua volta colpevole di un duplice omicidio di mala risalente al 1998, per cui scontava la pena detentiva. In ultimo resta aperta la pista legata alla donna, vedova di un uomo ammazzato dalla mafia nel maggio 2011, da cui aveva avuto tutti e tre i figli presenti con lei in auto. L’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero della Procura di Taranto Remo Epifani ed al pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce Alessio Coccioli. Storia triste quella del piccolo Domenico Petruzzelli, omonimo del padre, che venne bruciato vivo nel 2011 insieme al boss Domenico Attorre, di cui era braccio destro. Nato orfano, a causa della mala, è morto senza colpa, ucciso dalla mala. Doppiamente vittima, Taranto lo piange.  Marina LuzziACQUISITE LE AIMMAGINI DI UNA TELECAMERACosimo Orlando e la sua compagna, Carla Maria Fornari, uccisi lunedì sera in un agguato alla periferia di Palagiano, forse hanno compiuto un estremo tentativo di fuga per evitare la morte. I loro corpi sarebbero stati trovati infatti dai primi soccorritori sull'asfalto vicino all'auto della donna.Il corpo di Orlando giaceva vicino alla ruota anteriore destra della vettura crivellata di colpi, quello della donna vicino allo sportello di guida. Gli assassini avrebbero sparato almeno una ventina di colpi di pistola calibro 9: secondo gli investigatori potrebbero essere stati in due a sparare con due differenti armi. I carabinieri hanno acquisito le immagini di una telecamera di sorveglianza di un deposito di carburanti situato proprio di fronte al punto in cui è stata trovata l'auto delle vittime che prima di fermarsi ha compiuto un breve tragitto in retromarcia. Le immagini, però, sono puntate sul cancello di ingresso del deposito. Si vedrebbero dei bagliori, forse provocati dagli spari nel buio, ma nulla di più.

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