martedì 16 febbraio 2021
Per la prima volta aperta una selezione a personale qualificato portatore di una disabilità fisica. Le navicelle saranno adattate ai parastronauti
L'Agenzia spaziale europea cerca astronauti con disabilità
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Il potere dell’inclusione. L’Agenzia spaziale europea spiega così la ragione della scelta di mandare nello spazio dei parastronauti. Per la prima volta, parteciperanno a una missione dei portatori di disabilità, ovvero, come dice l’Esa, «individui che sono psicologicamente, cognitivamente, tecnicamente e professionalmente qualificati per essere astronauti, ma hanno una disabilità fisica che normalmente impedirebbe loro di essere selezionati a causa dei requisiti imposti dall'uso dell'attuale hardware spaziale».

L'ESA è pronta a investire per adattare navicella e tutto quel che la circonda. Parrà impossibile, ma lo è quanto eliminare le barriere architettoniche da una scuola. Anzi, si potrebbe persino scoprire che è più facile mandare un disabile nello spazio che farlo entrare in un ufficio pubblico. L’Agenzia spaziale non lo fa a cuor leggero. Parla di «molte incognite», non garantisce che il volo avverrà comunque, ma assicura che si tratta di un «tentativo serio, dedicato e onesto» per aprire lo spazio a «professionisti altrimenti eccellentemente qualificati». L’operazione, che costerà oltre un milione di euro, prevede un approfondito studio scientifico e, come spesso accade, porterà probabilmente a una serie di scoperte capaci di riverberarsi in molti altri campi “terrestri”.

Alla base di questa decisione vi è, appunto, il «potere dell’inclusione»: come spiegano all’Esa, «poiché crediamo che l'esplorazione sia frutto di uno sforzo collettivo, abbiamo bisogno di ampliare il pool di talenti su cui possiamo contare per continuare a progredire nella nostra impresa. Un modo efficace per farlo è quello di includere più persone dotate di diversi generi, età e background, ma anche persone con bisogni speciali, persone che vivono con disabilità fisiche. In questo momento siamo al punto zero. La porta è chiusa alle persone con disabilità. Con questo progetto pilota abbiamo l'ambizione di aprire questa porta e fare un salto, passare da zero a uno». Ovviamente, la missione deve essere «sicura e utile come qualsiasi altra missione», le incognite sono molte, si lavora con il Comitato Paralimpico Internazionale per analizzarle e superarle, considerando anche il livello di disabilità in relazione alla sicurezza della missione. Infine, modificando l’hardware.

Alla base di quest’operazione ci sono alcuni valori: oltre all’inclusività, la responsabilità, la capacità di dare l’esempio e quella di imparare dalle nostre differenze. Concretamente, verrà aperta una selezione per persone che abbiano tutte le qualifiche per il lavoro di astronauta e le seguenti disabilità: persone che hanno una deficienza dell'arto inferiore (ad esempio a causa di un'amputazione o di una deficienza congenita dell'arto) come deficit di un piede singolo o doppio fino alla caviglia (amputazione di lisfranc) e deficit di una o due gambe sotto il ginocchio; persone che hanno una differenza di lunghezza delle gambe (arti mancanti o accorciati alla nascita o a seguito di un trauma); persone di bassa statura (inferiore a 130 cm). Non è possibile al momento considerare persone che abbiano deficit mentali.

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