sabato 13 agosto 2016
Petizione contro l’apertura alle coppie gay espresso dalla Organismo unitario dell’avvocatura in Commissione giustizia.
INTERVISTA Ronco: «Che guai da una riforma ideologica»
Adozioni omosessuali? Gli avvocati non ci stanno
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La riforma sulle adozioni fa litigare anche gli avvocati. Esito quasi inevitabile alla luce dell’obiettivo reale della riforma che, a parere di numerose tra le associazioni audite dalla Commissione giustizia della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva «sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozione e affido», punterebbe non tanto a migliorare gli aspetti più controversi della legge 184 del 1983, quanto ad aprire la strada a quella stepchild adoption non così chiaramente affermata nell’ambito della legge sulle unioni civili. 

Il fatto che la disputa sia divampata in seguito a una presa di posizione ufficiale dell’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua), cioè l’unico soggetto politico che dovrebbe rappresentare tutti gli avvocati italiani, ponendosi come interlocutore delle istituzioni, la dice lunga sul clima di un dibattito in cui gli aspetti etici della riforma sembrano ormai subordinati al 'politicamente corretto' imposto dalla volontà – implicita ma fin troppo chiara – di rovesciare il principio di fondo della legge: dal 'supremo interesse' del minore senza famiglia ad avere un papà e una mamma che si occupino di lui, al 'supremo diritto' degli adulti ad avere un bambino per soddisfare il loro desiderio di genitorialità. Una scelta che alla fine anche l’Avvocatura ha ritenuto di fare proprio auspicando, di fronte alla Commissione giustizia della Camera, che la nuova legge preveda l’apertura delle adozioni anche ai single, coppie omosessuali comprese. 

Ma che diritto aveva la Oua di esprimere una posizione simile, a nome di tutti gli avvocati italiani, su una legge così delicata e controversa come quella sulle adozioni? C’era stata una consultazione preventiva prima di intervenire su aspetti dove i temi giuridici sfumano inevitabilmente in quelli etici e di coscienza? Nulla di tutto questo. Così la reazione degli avvocati è stata inevitabile. Tante le proteste e le prese di distanza.

Alla fine il Centro studi Rosario Livatino ha fatto proprio il documento preparato da un avvocato di Macerata, Loretta Lombardelli, che in pochi giorni ha raccolto centinaia di adesioni. Un 'no' nettissimo alla posizione adultocentrica che sembra preminente nella posizione espressa dall’Avvocatura. Muovendo dall’opinabile considerazione che «la relazione di coppia è un affare privato» e che – sono parole della Oua – «ci sono diversi modi di essere famiglia», si arriva alla scontata ma ideologica conclusione che «gli unici principi orientativi della materia possono e debbono essere il principio di uguaglianza e il divieto di discriminazione». Altrettanto fondamentali, nella stessa logica adultocentrica, «la scelta di voler essere genitori» e l’esistenza di un «progetto educativo ».

Da qui la ferma opposizione del Centro studi Rosario Livatino che, nella petizione per la raccolta di firme, sottolinea come la posizione non sia affatto condivisibile: «La materia del diritto minorile e, nello specifico, la disciplina dell’adozione non possono mai prescindere dalla tutela dell’interesse del minore, soggetto debole e indifeso, dunque sempre e comunque da garantire». Spiega l’avvocato Lombardelli: «Prima di procedere all’ampliamento delle categorie dei legittimati all’adozione, si impone, nell’ottica irrinunciabile della tutela del minore, la valutazione imprescindibile e rigorosa delle possibili conseguenze sullo sviluppo sereno e armonioso del minore».

La petizione cita al proposito numerosi studi scientifici che hanno confermato l’importanza complementare delle due figure genitoriali e le conseguenze di tale carenza nello sviluppo educativo, e ricorda comunque l’opportunità – in mancanza di conclusioni condivise su questi aspetti – del principio di precauzione, soprattutto in presenza di bambini fragili e già feriti da situazioni di abbandono. Netto anche il rifiuto della logica sottesa alla volontà di aprire la strada alla stepchild adoption nella prossima legge di riforma delle adozioni. «Per una tutela effettiva dell’interesse del minore – si fa notare ancora nel testo – non bisogna fermarsi ad una lettura miope delle situazioni, allargando lo sguardo al 'come' il minore è pervenuto alla coppia omosessuale».

Al di là dei casi rarissimi di bambini avuti da una precedente relazione eterosessuale e di quelli che potrebbero riguardare la morte di entrambi i genitori – già disciplinati dall’attuale legge sull’affido – è evidente che occorre parlare di fecondazione eterologa e, per gli omosessuali maschi, di utero in affettivo. «In questi casi – conclude la petizione, che si può leggere integralmente su www.centrostudilivatino.it – ci si domanda per quale ragione ci si pone il problema della tutela del bambino solo dopo averlo già programmato orfano di almeno un genitore? 

Perché non interrogarci su che genere di 'amore' è per un bambino il volerlo a tutti i costi privandolo di un genitore? Sono noti i problemi legati alla ricerca delle origini e l’ossessione a questo riguardo dei cosiddetti 'figli dell’eterologa' con tutte le conseguenze in termini di costruzione della personalità e sviluppo dell’identità».

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